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500 alla partenza, nessuno al traguardo: è un flop la maratona comunale dei carcerati

Questo NON è l'arrivo della "Corsa del Mito" di Marina di Camerota

COGLIO (NI) – Si è rivelata un insuccesso la maratona dei carcerati voluta e organizzata dal sindaco Luigi Giacchecchi. Al traguardo, infatti, non si è presentato nessuno degli atleti impegnati nella “StraCoglio”, l’evento su cui il Comune di Coglio aveva investito tutte le sue risorse, tagliando servizi come il cinema all’aperto, il rifinanziamento del babysitteraggio gratuito e l’acqua potabile.

Incredibilmente, a nessuno dei detenuti alla fine interessava concludere la competizione, anche se, per ogni concorrente che avesse portato a termine il percorso di 2 chilometro e mezzo, era previsto come premio un paio di sigarette usate e una plastica rettale. “Non riesco a spiegarmi questo spirito così sfacciatamente antidecoubertiano. E’ evidente quello che è successo: tutti si sono resi conto che non avrebbero potuto vincere e hanno preferito eclissarsi piuttosto che ricevere critiche sulla loro performance. Inaccettabile” ha commentato Giacchecchi, che dopo questo passo falso della sua amministrazione vive e rilascia interviste da sotto una piramide di pomodori cinesi condannati da Report, e ogni volta che tenta di riemergere, i suoi concittadini gliene tirano altri che chiudono la falla.

La cittadinanza, infatti, è molto perplessa. Non si ha finora alcuna notizia dei 500 detenuti della casa circondariale che, gagliardi e motivati, sono partiti mercoledì scorso – giorno agitato per la piccola comunità di Coglio, perché ha fatto registrare una violenta rapina alla Banca Popolare di Stoppino, il saccheggio della gioielleria De’ Paperoni, oltre a 498 piccoli furti. “Dovrebbero tornare a breve” ha dichiarato il direttore del carcere, Prudenzio Lsd, che sta usando parte del suo cognome per superare questo momento di difficoltà. Il personale del penitenziario, invece, in parte inganna il tempo organizzando gare di ginnastica artistica col manganello in parte non facendo un cazzo come al solito.

Ma veniamo alla fredda cronaca sportiva. Secondo una ricostruzione della stampa locale, la maratona inizia nel migliore dei modi: quarantatre false partenze, dovute a colpi di rivoltella esplosi da alcuni concorrenti che si sono confusi con lo sparo dello starter (una delle pistolettate abbatte Linus che, a sorpresa, si era abusivamente mescolato al gruppo pur di correre una maratona e parlarne poi per ore con l’affanno a Deejay Chiama Italia).

Al pronti via ufficiale si volatilizzano 50 detenuti, spariti in una buca che avevano scavato con un cucchiaino sotto di sé mentre gli mettevano addosso la pettorina d’ordinanza. Le imponenti misure di sicurezza – i detenuti socialmente più pericolosi correvano con la palla al piede e quelli in regime di 41 bis erano stati castrati – avevano tranquillizzato la cittadinanza, che si era assiepata ai bordi del percorso per godersi questo bello spettacolo podistico. Qualcuno, con invidiabile spirito, ogni tanto tirava addosso a un carcerato qualche saponetta, invitandolo a raccoglierla e a non preoccuparsi di quelli che sopraggiungevano furiosi alle sue spalle.

Il numero dei partecipanti si sfoltisce però già dopo poche centinaia di metri per motivi naturali: molti sono infatti accoppati dagli avversari che, per agonismo e invidia, piantano una “molletta” nei reni dei più veloci (con molletta si intende un piccolo ma micidiale coltello a scatto che va custodito rigorosamente in culo, per non farsi scoprire dai giudici di gara).

Insomma, una perfetta mattinata di allegria, anche se qualcuno mostra di non gradire molto, dichiarando“Eh, oggi come oggi in pieno centro trovi criminali a piede libero! E’ una vergogna! E’ ora di passare dalle parole ai fatti con questi immigrati che vengono da fuori e vogliono imporci il loro stile di vita! Io non voglio correre, sono cattolico!”, anche se poi Paolo del Debbio è stato riportato velocemente nella sua stanza imbottita.

Arrivati a metà del percorso, 250 corridori sono già svaniti nel nulla e circa 100 si allontanano tallonando il numero 167-761, la schiava sessuale del braccio C, che li guida verso le colline sculettando con l’inappropriato passo della marcia.

“Molti hanno usato la palla al piede per farsi largo nella folla, roteandola come il martello di Thor – ricorda un testimone, il signor Canarino – ma se qualcuno vi chiede qualcosa, io non ho detto niente”. Alcuni, scappano lanciando contro gli spettatori materassi in fiamme trovati accanto ai cassonetti oppure, se non li trovano, vanno via normalmente, si intrufolano a casa degli spettatori e danno fuoco ai loro materassi.

Il sindaco, al traguardo con un’ospite d’onore, Usain Bolt, non trova alla fine nessuno a cui consegnare l’ambita “Coppa Giacchecchi” del valore di 5 ore d’aria supplementari e un diritto umano estratto a sorte. “Sono molto deluso… ero pronto a farmi rubare la coppa dal vincitore… invece non ha vinto nessuno, nemmeno il solito kenyota” dichiara Giacchecchi.

Due guardie carcerarie, rendendosi conto della figura di merda che incombe su di loro, tentano di nascosto di mettere le manette a Bolt e di portarlo dentro, “tanto è negro e lo scambieranno facilmente per un detenuto” ma la folla, costernata, protesta contro l’arresto e suggerisce di impiccarlo direttamente. Bolt, però, fugge via e si lascia dietro una scia di fuoco che incendia svariati materassi (alcuni con ancora sopra Giorgio Mastrota).

Stefano Pisani

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