SHANGHAI – Marco Zucchembergo è un programmatore informatico di 28 anni con l’hobby di spaventare le persone con la sua esistenza e di rimanere chiuso nella sua stanza fin quando non sente un cattivo odore provenire dai boxer. La rivista Nerdependent lo ha intervistato proprio in quella cameretta che lui chiama monolocale, immersa nella periferia di Shangai.
Zucchembergo usa sempre un chiavistello alla porta e generalmente per entrare nella stanza occorre chiamare le ruspe o, come estrema soluzione, la mamma.
Il giovane informatico ha parlato dei suoi ultimi sei mesi trascorsi in camera, alla domanda sulla sua vita sentimentale ha risposto svelando un mondo finora sconosciuto. “Fu mio fratello a presentarmi per la prima volta una ragazza, io ci ho provato però mi sono subito pentito, pensando che se avesse accettato avrei dovuto lavarmi, vestirmi, profumarmi, spendere dei soldi, essere puntuale…”. Ma il vero amore, come racconta, è arrivato in maniera inaspettata: “L’ho conosciuta circa 25 anni fa, non ricordo con precisione. Era insolita e intrigante e dopo poco ci perdemmo di vista”.
Come capita spesso nella vita, le cose cambiano e dopo diversi anni Marco Zucchembergo l’ha rivista: si trattava della sua mano.
Era più carina e funzionale di come se la ricordava. Così, fortemente attratto da lei, presero la decisione di passare un intenso periodo insieme che culminò con il fidanzamento e la convivenza. La relazione ha vissuto alti e bassi, alti e bassi, alti e bassi, alti… ma tutto sommato c’è sempre stato un sano amore fatto di sincerità e fiducia. “Superai la paura di presentarla ai miei genitori, fu una soddisfazione vederla accolta e riempita di regali come guanti e creme idratanti contro le screpolature”.
Oggi Marco Zucchembergo confida di aver finalmente chiesto la mano alla sua mano, lei ha accettato con entusiasmo. Felice del lieto annuncio l’autore dell’intervista si è congedato dalla coppia, notando che la futura sposa appariva particolarmente stanca.
Mattia F. Pappalardo