Ghiacciano sul Rene (PD) “Maledetti assassini!!! Ma cosa avete fatto!?! L’avevo lasciata in auto perché era troppo freddo per portarla fuori e voi me l’avete ammazzata!“. E’ stata questa la reazione del proprietario della gracile e piccola Frozen – così l’aveva voluta chiamare la figlia di 6 anni – una dolce meticcia di 9 mesi tutta coccole e pisciate sul tappeto a cui tutta la famiglia era affezionatissima e che ha trovato la morte per colpa di un errore di valutazione causato da un mix letale di amore per gli animali e ottusità.
La tragedia si è consumata intorno alle 10 del mattino nei pressi del parcheggio del mega-discount Cheap&Shop di Ghiacciano, un paesino nel cuore del veneto leninista, quando una passante ha notato quel tenero ragnetto agitarsi chiuso in una macchina. La visibile preoccupazione della donna ha attirato diversi passanti tra cui un ex carabiniere in pensione entusiasta per avere un argomento nuovo per cui indignarsi, una coppia di salutisti che faceva jogging e un giovane ‘forcone’ disoccupato. A quel punto si è scatenato l’effetto The Mist e guidati dall’istinto di conservazione della specie hanno spaccato il parabrezza dell’auto senza pensare che fuori la temperatura era di – 7 gradi. Il povero animale dopo i primi minuti di terrore è poi morto assiderato tra i volti soddisfatti e compiaciuti di chi ha reso giustizia, almeno fino all’arrivo del proprietario che poi è stato colto da malore.
Ora gli stessi passanti, che pensavano di trovarsi di fronte all’ennesimo caso di maltrattamento, non si danno pace: “Se solo ci fosse stato un uomo chiuso là dentro non saremmo mai intervenuti!” – grida disperata la donna che per prima ha attirato i passanti parlando a voce alta. “Come potevamo immaginarcelo? La procedura è questa, l’ho vista su youtube! – spiega una ragazza col carrello della spesa che ha assistito da lontano alla scena – era un caso da manuale del bravo animalista, gli elementi c’erano tutti: il parcheggio di un ipermercato, un cane chiuso nell’auto e un telefonino per girare un video da 3000 like“.
Questi episodi accadono sempre più frequentemente, come ci racconta la dottoressa e antropologa Nada Tenente che segue da vicino i casi più eclatanti, come quello dell’ippopotamo liberato a Macerata: “Purtroppo non possiamo fare nulla per evitare certe tragedie come quest’ennesimo “gelicidio” – spiega l’esperta – quando si presenta una certa combinazione di categorie di passanti il rischio è elevatissimo e possono accadere malintesi mortali come questo. Mi riferisco a una precisa categoria di persone: la divorziata tradita che cerca di rimettersi in carreggiata, l’esperto su Facebook di geopolitica internazionale disoccupato, la studentessa vegana, i laureati all’università della vita o della strada, le mamme col suv, l’ex gendarme in pensione e quella che non perde occasione in ogni discussione di dire che svolge volontariato: quest soggetti non dovrebbero mai assemblarsi in un gruppo da più di 3 o 4 persone“.
Lattanzi Vittorio