Вашингтон – “Dispiace anche a me, Vladimir. Mi dispiace molto. Va bene, dispiace più a te che a me, però dispiace anche a me. A me dispiace quanto a te, Vladimir. Non dire che a te dispiace più che a me, perché io ho il diritto di essere dispiaciuto quanto lo sei tu, né più né meno. Ci dispiace ugualmente, va bene? D’accordo“.
È questo il durissimo confronto che si sarebbe verificato nelle ultime ore tra il neo presidente USA, Donald Trump, e quello russo Vladimir Putin, dopo l’accusa di aver “personalmente ordinato una campagna di hacking e di disinformazione” per influenzare il voto presidenziale degli Stati Uniti e orientare la “preferenza” dell’elettorato su Trump, accusa lanciata contro Mosca da tutte le agenzie di intelligence americane: Cia e Fbi e Nsa, che non si trovavano così concordi su di un argomento dai tempi della creazione delle balle sulle armi nucleari di Saddam Hussein per giustificare l’intervento militare in Iraq.
Trump (interpellato mentre era impegnato ad accelerare lo scioglimento dei ghiacciai sgasando nella sua autorimessa con tutti e 18 gli Hummer di famiglia, compresi i due del figlio Barron di 10 anni) è categorico: “Nessuno può permettersi di sminuire la portata della mia vittoria su quella stronza. La maggiorparte degli americani ha votato per me!” A chi gli fa notare che in realtà sono stati più numerosi gli elettori che hanno votato per Hilary Clinton, il neopresidente risponde prontamente: “Io sono stato preferito dai grandi elettori, cioè quelli sopra l’1 e 85, cioè gli americani veri, i WASP, quelli biondi come me. Quelli sotto tale soglia sono soprattuto quei tappi di messicani. Che se li tenga la lesbica i loro voti unti di tacos!“
C’è molta preoccupazione in tutto il paese per queste rivelazioni. I sostenitori del 45º presidente, da sempre intrisi di spirito e di etica calvinista, si dicono sconcertati: “Abbiamo votato un presidente il cui slogan era Make America Great Again e per imbrogliare ha dovuto rivolgersi a degli hackers russi? Cosa ci facciamo spennare a fare per mandare i nostri ragazzi a studiare al MIT se poi non sono in grado di falsare l’esito di un’elezione?! A George W. Bush erano bastati un fratello e una scheda da bucare!“
Trump (dopo un’ora trascorsa davanti a un frigo aperto a spruzzarsi la testa con una lacca a base di CFC appositamente prodotta per lui allo scopo di ampliare il diametro del buco nell’ozono), ha deciso di smentire chi lo accusa di aver giocato sporco e ha affidato le indagini sulle inflitrazioni informatiche a un ente dichiaratamente super partes, il KGB: “Io non faccio tranelli! Non ho mai approfittato del Chapter 11 ( la norma che consente a una società di essere distinta dai suoi azionisti e amministratori per di rimanere in attività mentre tenta di ristrutturare i propri debiti), be’, a parte quelle 4 volte. Nella mia bacheca ci sono un sacco di premi al fair play che ho sudato per comprarmeli! Mica come quella polpacciuta che fa casino con le e-mail!“
A occuparsi del delicato incarico saranno quindi i fratelli tecnici Julij e Franciska Marija OciCiornie
La chiusura di Donald Trump è dedicata a chi lo accusa di non sapere niente del mondo e di voler, perciò, riportare il Paese all’isolazionismo: “Li smentirò tutti, quegli effeminati! Il mondo per me non ha segreti. Per cominciare riporterò gli USA ad avere 50 stati. È ora che la Georgia torni a casa. Ci penso io! Ho già prenotato undici Concorde per Tbilisi!“
Augusto Rasori