Ivrea (TO) – Un’aspra protesta sta impedendo i festeggiamenti dello storico carnevale della cittadina piemontese che si svolgeva pressoché ininterrottamente dal 1808, anno in cui la manifestazione venne istituzionalizzata da Napoleone sulla base delle antiche feste rionali. Dopo le roventi polemiche legate ai tentativi, non ancora andati in porto, di modificare l’obsoleta dicitura “eporediesi”, per indicare gli abitanti del luogo, in un ben più moderno “ivreani” (eliminando allo stesso tempo uno dei modi più usati dai nerd per fare gli sboroni con le ragazze), è successo che un commando di biondissimi ecoterroristi della neonata falange degli Aranciariani, facente capo alla giovane Lina Nave, si sia appropriato degli oltre 600 quintali di arance impiegati nella succulenta battaglia che si conclude il martedì grasso. “Non possiamo più permettere un simile scempio dei nostri amici a spicchi!” – ha dichiarato commossa la leader del gruppo al megafono – “Ogni anno questa strage va a insanguinellare le strade della nostra città ma ora noi diciamo basta!”.
Anche l’attivista Rocco Ta esorta a intervenire: “Abbiamo liberato migliaia di arance dalle loro opprimenti reti e dalle gabbie di legno e di plastica che le imprigionavano e avreste dovuto vedere la loro gioia nel rotolare giù per i pendii e finire nelle fresche acque della Dora Baltea di febbraio! Ora anch’io so cos’ha provato Licia Colò!”
Il boicottaggio ha trovato un sorprendente, ma forse non troppo, appoggio da parte della Lega locale: “Questo tipo di festa favorisce solo le grandi organizzazioni criminali del Sud, tipo Libera!”, ci dice il consigliere del Carroccio, Riccardo, detto Cardo, Gobbo, “La battaglia si deve fare, sì, ma usando, invece di frutti meridionali, solo prodotti tipici del nostro Piemonte, tipo il tartufo!”. E a chi gli fa notare che in quel modo la manifestazione verrebbe a costare circa 12 miliardi di euro, Gobbo risponde: “Qui non si tratta di cultura ma di salvare la nostra identità. Poi, però, 300 euro per i libri della biblioteca li trovano sempre!”
Duretta Del Gargano, presidente dell’associazione “Nessuno tocchi Arancino”, suggerisce, invece, di sostituire gli agrumi reali con delle versioni di pezza. Proposta che, però, ha fatto immediatamente infuriare i sindacati degli infermieri e degli operatori ecologici, i quali, senza le catastrofiche conseguenze su strade e persone della battaglia nel suo formato tradizionale, vedrebbero ridursi una cospicua quota di straordinari.
In tutta questa diatriba, la posizione più sensata appare quella di Camillo e Adriano, due dei cavalli che da anni trainano i carri impegnati nella battaglia: “Lancino quello che vogliono, ma ormai sarebbe ora che a tirare al nostro posto ci mettessero degli asini a due gambe, ché quelli non mancano mai!“
Augusto Rasori