“Buongiorno signor sasso, lei sa che posizione occupa l’Italia nella classifica della libertà di stampa?” “SETTANTASETTESIMO!”
Tutti, ma proprio tutti, conoscono la triste collocazione occupata dal nostro paese in questa delicata graduatoria, soprattutto grazie alle migliaia di commenti di sostenitori del MoVimento 5 Stelle che non fanno altro che ricordarlo continuamente, anche quando la domanda è assolutamente estranea all’argomento:
“Come avete trascorso il San Valentino?”
“È inutile che parliate d’altro! Siamo al settantasettesimo posto nella classifica della libertà di stampa1!1!!11!!!”.
“Mettereste il formaggio sulla pasta al tonno?”
“E allora il figlio di Mentana che si è candidato col PD?!!?!?!11!1!1!?1!?!”
Ne è, quindi, nata una battaglia di civiltà che ha però finito per colpire proprio chi ha cercato di mettere la mordacchia a coloro che volevano esprimere liberamente la propria opinione: lo stesso MoVimento 5 Stelle.
Sembra, infatti, che nelle ore appena trascorse un deputato grillino – che ha preferito rimanere anonimo, per cui riveleremo solo nome e cognome, e cioè Gianni Cicala – abbia rilasciato a una tv locale, Tele Mandoadire, la seguente sconvolgente dichiarazione “Il colore dei calzini a volte me lo scelgo da solo”, senza prima chiedere il parere del leader supremo o del Direttorio e nemmeno lanciare una consultazione in rete.
La notizia dell’intervista ha raggiunto i responsabili dell’organizzazione non governativa Reporter Senza Frontiere, redattori della classifica, che hanno subito provveduto a far salire l’Italia di ben 5 posizioni: “E sarebbero state 10 se l’intervistato avesse ammesso di scegliersi da solo anche le mutande!” ha dichiarato un entusiasta Roberto Menardo, responsabile della sezione italiana.
Ci sembra comunque un bel segnale di trasparenza e di fiducia che non può che far ben sperare per il futuro del giornalismo in Italia anche se Beppe Grillo ha già lanciato dei velati messaggi che sembrano andare nella direzione opposta: “Scopriremo chi è l’infame e lo condanneremo alla pena capitale secondo una modalità che sceglieremo tramite un sondaggio sul web che chiamerò le Giustiziarie, poi appenderemo il suo cadavere al n. 6 di via Morone a Milano (sede della Casaleggio Associati, NdR) come monito per gli altri. Decido io chi parla e che cosa dice perché continuo a non fidarmi della stampa e dei media in generale, beh, a meno che non dicano che c’è il mio spettacolo in onda su Netflix! PS. #GiornalismoKiller”
Augusto Rasori