Roma – Le polemiche ed i contrasti, anche interni all’esecutivo, non fermano la Lorenzin: dopo quello pensato per i bambini, il Ministero della Salute ha infatti introdotto l’obbligo vaccinale per gli anziani. Dal prossimo primo ottobre, gli ultrasessantacinquenni dovranno sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale per frequentare ambienti in cui possano entrare a contatto con i coetanei: necessario dunque il certificato vaccinale per avvicinarsi a cantieri, bocciofile, case di riposo, circoli parrocchiali, code agli uffici postali, gruppi di spettatori di Rete4, proloco, fan club di Al Bano.
A favore del provvedimento soprattutto il Ministero dell’Economia, dove non manca la consapevolezza di quanto siano le risorse della popolazione anziana a sostenere la domanda interna e quindi il benessere del Paese. Sul fronte opposto, monta la protesta degli antivax, ai quali si affianca l’Inps, dato che ogni inverno l’influenza alleggerisce di diverse migliaia di pensioni il suo bilancio; con i critici della Lorenzin si schierano anche notai, pompe funebri e Big Pharma, per ragioni che non è difficile intuire.
Soprattutto, però, a contrastare l’obbligo vaccinale sono gli stessi anziani, timorosi di ogni malanno ma gelosi della loro libertà. “Voglio essere io a decidere contro questo Stato nazista!” grida Alfredo Vegliacampo, un bellicoso vecchietto che rammenta di essere stato prigioniero per undici anni in un lager, sebbene il fatto che sia nato nel 1944 faccia sorgere qualche dubbio sulla precisione dei suoi ricordi. “Domattina sarò al cantiere di Via De Gasperi 18, e voglio vedere chi riuscirà a impedirmelo“, aggiunge “Mia moglie Teresina e io abbiamo sempre fatto il vaccino, ma privatamente, a pagamento, di nostra iniziativa. Non accetteremo mai che lo Stato ci obblighi a farcelo gratis, è una questione di principio“.
Al Ministero sembrano comunque piuttosto sicuri di riuscire ad imporre una massiccia copertura vaccinale grazie alla collaborazione delle famiglie: non potendo ricorrere a strumenti blandi come il diniego di iscrizione alla scuola dell’infanzia o la sospensione della potestà genitoriale, si pensa infatti a misure più persuasive come la revoca della delega a riscuotere la pensione.
Rosaria Greco