Bengasi (ENI) – È un Minniti solare quello uscito dall’incontro con Khalifa Haftar, il generale che controlla la Cirenaica (regione orientale della Libia nella periferia est di Bologna) e leader della milizia opposta al premier Al Ferraj (che invece controlla praticamente solo Tripoli, ma gli manca giusto Bastioni Gran Sasso per completare la serie blu) già incontrato il mese scorso.
Il vertice è stato fortemente voluto dal Ministro dell’Interno perché, come raccontano persone a lui molto vicine, “petroleum non olet”, ed è stato organizzato dalla nipote del generale Khalifa Haftar, la diplomatica di lungo corso Mia Khalifa.
Nelle scorse settimane, il Governo italiano era stato accusato di aver stretto accordi sui flussi di migranti anche con le stesse milizie colpevoli del traffico di essere umani. La notizia era stata smentita, ma le milizie volevano a tutti i costi i nominativi per la fattura.
Dopo l’incontro con Haftar, ogni fazione libica avrà finalmente la sua quota di profughi da far sparire per alleggerire il peso dei flussi migratori dalla coscienza delle coste europee.
Il summit è stato preceduto dalla conferenza stampa nella quale il Ministro degli Interni ha potuto illustrare un piano di gestione coordinata della sicurezza e dell’ordine pubblico improntato allo spirito di solidarietà e compassione che da sempre costituisce il marchio di fabbrica di Minniti. Il progetto, che prende il nome di “Repressione dal volto umano”, prevede diverse misure che riguardano non solo la sicurezza interna, ma anche la cooperazione internazionale coi paesi di origine di gran parte dei migranti diretti in Italia.
Al primo posto, nell’agenda del Ministro, c’è il problema delle occupazioni abusive. “Sono preoccupato, in particolare, di affrontare la questione relativa a Palazzo Chigi, che spero di risolvere già nei prossimi mesi, insediandomi al posto dell’attuale occupante, al quale, in ogni caso, garantiremo una sistemazione alternativa, magari al CNEL”.
Il progetto più ambizioso dell’intero piano, però, riguarda la progettazione di idranti potentissimi in grado di inviare acqua potabile direttamente nei Paesi africani che hanno difficoltà nell’approvvigionamento. “L’idea mi è venuta durante l’episodio di Piazza Indipendenza. Vedere i volti di quei richiedenti asilo finalmente rinfrancati, dopo un’intera notte passata a soffrire all’aperto la calura romana, è stata un’emozione indescrivibile. Amplificando adeguatamente il getto, si potrebbe riuscire a prendere due piccioni con una fava: non solo potremmo garantire una scorta di acqua potabile ai paesi colpiti da siccità perenne, ma allo stesso tempo velocizzeremmo le operazioni di respingimento, in condizioni comunque rispettose della dignità umana che è costituita di acqua al 70%”.
Il Governo italiano, inoltre, si impegna ad inviare, entro la fine dell’anno, duemila container di carezze, da distribuire nei paesi dell’Africa subsahariana. “Ma non voglio che la nostra solidarietà sia scambiata per elemosina: accetteremo in cambio solo quel poco che quei poveri Paesi hanno da offrire: petrolio, coltan e diamanti”.
Francesco Conte