Milka (Svizzera) – L’ennesimo caso di malasanità sta mettendo in imbarazzo la presunta efficienza degli ospedali svizzeri: un paziente non è morto durante un intervento di eutanasia. Si tratterebbe di un’anziana donna, nota come Fräulein Rottenmeier, accompagnata dalla sua tutrice legale, Clara Seseman, in una delle più celebri cliniche dove si pratica il suicidio assistito del cantone tedesco, la Verpiss Dich di Soletta.
Dall’arrivo alla clinica, però, sembra che si sia verificata una sequenza di errori ed eventi sfortunati senza precedenti: il medico che ha effettuato l’intervento per quell’ora risultava titolare in un incontro di doppio al circolo tennis ‘Roger Federer’ di Basilea e non doveva trovarsi in ospedale. Ma c’è di peggio: l’intera equipe doveva essere in ferie, mentre invece erano presenti tre anestesisti, due chirurghi e persino un veterinario – per assistere eventuali animali domestici del paziente. I farmaci per sedare la paziente poi non hanno funzionato, come spiega il direttore sanitario della clinica, il Dottor Classen: “Abbiamo provato anche con la serie completa dell’Ispettore Derrick, ma la degente non voleva saperne di addormentarsi.”
E questo sarebbe solo l’ultimo caso di una serie di “non morti” sospette che dura da settimane. Un’inchiesta interna sta cercando di far luce su questa catena di mancati decessi. Secondo alcune indiscrezioni, i sospetti si concentrerebbero sul fornitore di prodotti sanitari dell’ospedale, Karl Jugenards, titolare della Hitler-Jugend Medizinische Versorgung e già ribattezzato Dottor Vita, che si sarebbe aggiudicato l’appalto per i medicinali della clinica per boicottare la pratica dell’eutanasia: “Difendo la vita in tutte le sue forme. Tranne quella dei drogati: i drogati devono morire male!”
Pare che anche il radicale Marco Cappato sia stato vittima della malasanità svizzera. Infatti sarebbe stato incaricato da un politico italiano di cui non possiamo rivelare l’identità (lo indicheremo con un nome di fantasia Matteo S., pare che lo chiamino “segretario”), di dare la dolce morte a un collega (lo indicheremo come Umberto B., detto “ex segretario”). Quando Cappato è tornato indietro con il suo assistito ancora in vita, è stato denunciato dal committente per il mancato suicidio assistito: ora quindi il politico radicale si trova nella bizzarra situazione di essere sotto processo sia perché ha portato a termine un’eutanasia, sia perché non ci è riuscito.
Andrea Michielotto