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Moccia: “Basta impegno, ora mi dedico a libri più leggeri”

ROMA – Federico Moccia è uno scrittore giunto a un bivio. Dopo quasi una decina di capolavori letterari universalmente riconosciuti dalla critica (e tralasciamo le innovative trasposizioni cinematografiche da lui stesso dirette), vuole iniziare una nuova fase. “Ormai ho superato i 50 anni”, si sfoga il poliedrico artista romano, “non ho più le energie per continuare a sfornare opere destinate a lasciare il segno nella cultura di un’intera generazione. Ora voglio puntare sul disimpegno”.
Che questa svolta sbarazzina sia imminente lo si intuisce già a partire dal look: via il consueto berretto con visiera da sempre simbolo della sua profonda vocazione intellettuale e spazio al cappellino con l’elica, tanto caro agli spensierati ragazzi americani degli anni ’60.

Il creatore di capisaldi come Ho voglia di te, Scusa ma ti chiamo amore e l’ancor più rivoluzionario seguito Scusa ma ti voglio sposare, Amore 14 e Cercasi Niki disperatamente, non ha dubbi: “Sono capaci tutti a iniziare un romanzo con frasi come ‘Qualcuno doveva aver diffamato Josef K. perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato’ oppure ‘Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio’, ma quanti hanno anche solo una vaga idea del logorio psicofisico che comporta dare vita a un incipit come quello del mio Tre metri sopra il cielo?: ‘Cathia ha il più bel culo d’Europa’”.

Augusto Rasori

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