MEDITERRANEO – “Salvate quei feti!”: è l’appello del Ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, che interviene con forza sul caso della nave LIfeline, contesa tra Italia, Francia, Malta e la Kamchatka, incitando il Governo a mostrarsi ospitale e generoso con le diverse passeggere in stato di gravidanza. L’autorevole politico ha ribadito la necessità di opporsi alla cultura della morte, ormai dilagante in Occidente, e riaffermato invece il valore inestimabile della vita in boccio.
“Cosa c’è di più prezioso e indifeso di un essere umano ancora nel grembo di sua madre?” – sottolinea Fontana – “Una scintilla di speranza, un ponte verso il futuro, il segno di quell’amore immenso con cui il Creatore benedice il suo popolo, anche quella parte troppo a Sud”.
Coerente e impavido, Fontana prosegue dunque la sua battaglia in difesa della vita, che lo ha già visto firmatario di numerosi disegni di legge, ad esempio quello contro l’omicidio prenatale (“Ma non è un attacco alla 194, sia chiaro”), quello per la per la messa al bando dei contraccettivi (“Ma non è un attacco all’autodeterminazione riproduttiva”) e quello per la criminalizzazione delle donne senza figli (“Questo è un attacco alla libertà di scelta, e allora?”). Una battaglia che, ancora una volta, rischia di esporlo alle polemiche, anche all’interno del suo partito: non pochi, infatti, hanno fatto notare al coraggioso Ministro che gli attuali teneri feti che vuol proteggere diventeranno, entro qualche settimana al massimo, piccoli invasori non ariani, improduttivi, senza alcuna propensione ad andare a lavorare, ignari della nostra lingua, delle nostre regole e delle nostre usanze, capaci solo di mangiare, fare casino e sporcare. Ma Fontana fa notare come si tratti di critiche pretestuose: è ovvio che, subito dopo il parto, si procederà a denunciare immediatamente la puerpera per favoreggiamento dell’immigrazione illegale e il piccolo clandestino che si è introdotto in Italia nascondendosi subdolamente in un utero.
Rosaria Greco