Bruxelles (Belgio) – “Era una soluzione semplice e più che ovvia”, afferma il Premier Conte dopo essere rientrato da un romantico tête-à-tête con la cancelliera tedesca Angela Merkel, nel quale le avrebbe rivelato altri trecento segreti sul Movimento, compreso quello che riguarderebbe una liaison tra un vicepremier del consiglio e uno che è stato in Sudamerica e che, nei suoi viaggi, si porta dietro una moglie di copertura.
“Affidiamo tutta la sistemazione dell’emergenza migranti”, annuncia Conte mentre un addetto alla presidenza del Consiglio gli tira la cordicella che lo mantiene in vita, “a quella giapponesina, che qualcuno ritiene ancora abbastanza chiavabile, che, in questo momento, potete trovare su Netflix e che vi spiega, in modo semplice e conciso, che siete veramente degli accattoni a buttare tutta la roba alla rinfusa per casa. Marie Kondo, da quando è entrata nelle vostre vite è riuscita a convincervi che la vostra esistenza sarà sicuramente migliorata quando non camminerete più tra scatoloni pieni dei pigiami che vi regala vostra suocera per il compleanno e che, magari, fareste bene a metterli in un armadio e poi a bruciarli insieme a tutto l’arredamento visto che c’avete anche voi dei gusti di merda, non solo vostra suocera”.
“Il sistema migliore per mettere in ordine un cassetto”, spiega la stessa Marie Kondo prendendo la parola, “è svuotarlo completamente e cercare di capire di cosa abbiamo effettivamente bisogno e di cosa possiamo fare a meno. E questo è lo stesso metodo che adotterò per individuare i posti migliori in cui distribuire tutte gli ospiti che ci vengono a trovare sui loro gommoni tanto grandini ma così poco alla moda. Il primo step sarà far uscire tutti gli immigrati dall’Unione Europea, come fossero utensili in un grandissimo cassetto, per poi parcheggiarli un attimo o in Inghilterra o in Sardegna, che così tengono il mare attorno e si ricordano tutta l’adrenalina del viaggio”.
“Nel frattempo”, continua Marie, “iniziamo anche a chiederci se abbiamo veramente bisogno di tutti questi immigrati che girano per i nostri Paesi, magari non ci servono tutti tutti tutti, magari ce ne serve solo qualcuno, o magari possiamo fare posto ad alcuni che sono brutti vecchi e logori, per fare spazio ad un altro tipo di immigrato magari più carino, più gentile, più disponibile, più disposto a lavorare per due euro a ora sotto il sole, che non è un punto fondamentale della scelta ma può fare abbastanza curriculum”.
“Poi li dividiamo in micro-categorie in base alle emozioni che ci danno”, spiega la scrittrice giapponese, “per esempio: la badante va bene, sta al posto nostro con i nostri genitori che non vogliamo più vedere, la signorina discinta che sculetta in strada per denaro pure, d’altronde mantiene salde le pure famiglie cattoliche (le shintoiste sono più complicate) e questi due tipi di migranti li possiamo mettere in Italia. Il ragazzo che è bravo negli sport e che potrebbe far eccellere la nazione che lo ospita lo mettiamo in Francia perché là a queste cose ci tengono assai, se invece sa cucinare un buon kebab o una pizza decente, o anche solo un uovo sodo, lo mettiamo in Germania che lì non sanno nemmeno bollire i wurstel; se invece è un disperato che nella vita non sa far altro che cacciarsi nei guai e magari inizia a spacciare, pure quello lo mettiamo in Italia ma sotto casa della Meloni che così ci fa 4/5 interventi tv sulla sua storia e si piglia forse un 0.2% in più alle prossime elezioni”.
“Il mio metodo”, assicura Marie Kondo, “è sicuro al 100% e vi garantisce un ottimo risultato quasi immediato. Ho dalla mia una moltitudine di casi risolti e di vite migliorate come quando, durante le riprese della mia serie ‘Case di Serial Killer e accumulatori compulsivi di seitan’, ho fatto capire ai simpatici assassini che conservare tutti i cimeli delle loro “scorribande” fosse quantomeno antigienico e soprattutto avrebbe permesso, al poliziotto di turno, di trovarli e accusarli dei delitti commessi. Invece, buttando tutto, a parte quelli del primo omicidio che hanno un gran valore affettivo, le possibilità di essere scoperti si affievolivano e la casa poteva ritornare a respirare”.
Un applauso da parte di buona parte del parlamento riunitosi per l’occasione ha poi salutato la scrittrice giapponese ma, tra tante voci favorevoli, si fa largo anche il pensiero dell’eurodeputato tedesco Edwin Von Septembrinen: “Insomma questa tizia va a casa della gente e gli rivela questi antichi concetti orientali, tipo che gli oggetti una volta presi possono essere rimessi dove stavano prima. E inizia a dire: “Vedete tutti questi vestiti ammucchiati? Sì? Piegateli e metteteli in un cassetto”. “Uh che confusione in questo garage, sapete cosa potreste fare? Raccogliere gli oggetti sparsi e metterli in una scatola!”. E quelli mica dicono “Grazie al cazzo, Marie, però ti abbiamo fatto venire da Osaka apposta, queste sono le chiavi, chiamaci quando hai sistemato tutto”, no, si commuovono, l’abbracciano e la baciano manco fosse Madre Teresa. Nessun metodo particolare, nessuna filosofia, solo il buonsenso che ha chiunque non voglia vivere in una discarica. L’unica bizzarria è che ti chiede di parlare con i vestiti: “Grazie maglietta per avermi fatto compagnia in tutti questi anni, ora ti ripongo perché mi stai di merda”. Insomma una specie di Tata Lucia però fatta di MDMA”.
Parole dure che però non hanno scalfito l’umore generale, merito anche dell’MDMA.
Davide Paolino (da un’idea di Giuseppe Tedesco)