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“Mi ero scordato lavorasse qui”. Poliziotto spara a Salvini mentre cerca di andare in ufficio

"Mi ero scordato lavorasse qui". Poliziotto spara a Salvini mentre cerca di entrare al Viminale - Lercio

Roma (Città demarinizzata) – Momenti di paura si sono vissuti ieri a Villa Patrizi quando un 50enne milanese in pessima forma si è presentato nella sede del Ministero delle Infrastrutture sostenendo di esserne il legittimo titolare.

L’uomo ha varcato il cancello come se nulla fosse e ha provato a entrare nell’edificio proprio mentre un coraggioso agente di polizia, Clarenzo Uiggo, rientrava dalla sua settima meritata pausa, visto che erano già le 10 e 15 del mattino.
Il poliziotto è rimasto qualche minuto in disparte a osservare l’uomo aprire, una dietro l’altra, decine di porte come se non sapesse in quale ufficio dovesse andare e ha così constatato che si trattava effettivamente di un intruso.
Uiggo ha pertanto estratto l’arma di ordinanza e, in base alla nuova direttiva sulla legittima difesa appena varata dal governo, ha sparato due colpi verso l’estraneo senza nemmeno chiedere “Ue’, ma chi cazz’ sei?!”.
Per fortuna dello sconosciuto, l’agente da mesi non si presenta alle esercitazioni al poligono di tiro e i proiettili hanno centrato solo il ritratto di Toninelli.

Gli spari hanno però richiamato diversi colleghi di Uiggo i quali hanno prontamente immobilizzato lo sconosciuto nel tempo record di 54 minuti e 18 secondi. Il primato precedente, di 1 ora, 13 minuti e 42 secondi, era stato stabilito il 7 aprile 1979, quando un bambino di seconda elementare in visita al palazzo con la scuola era stato scambiato per un fiancheggiatore delle Brigate Rosse.

Una volta bloccato l’individuo, gli uomini l’hanno perquisito trovandogli addosso un hamburger con cipolle, un piatto di tortellini alla panna, un vasetto di Nutella quasi finito, due babà (che Uiggo ha solertemente provveduto a sequestrare) e una carta d’identità unta dalla quale risultava trattarsi di tale Matteo Salvini.
Molti agenti sono rimasti immediatamente sconcertati dalla somiglianza del Salvini con il tizio che si vede sempre in televisione e che per la sua capacità di essere ovunque, dalla Sardegna all’Abruzzo, dalla Francia alla Basilicata, da Milano a Verona, è stato ribattezzato il Woytila grasso.

Nel corso delle indagini successive allo sventato tentativo di intrusione, diversi commercianti e residenti della zona hanno testimoniato che nelle ore precedenti il Salvini era stato visto vagare nel quartiere chiedendo loro da che parte si trovasse il villa Plebei e che gli avevano quindi spiegato che lì c’era solo villa Patrizi, al che l’uomo aveva risposto “Ah, già, cazzo, è vero che si chiama così!”.

Nel tentativo di spiegare la sua presenza lì, Salvini ci ha tenuto a precisare che era solo di passaggio e che aveva intenzione di passare in quello che considerava il suo ufficio soltanto per cancellare dal suo pc alcune innocenti frasi sulla famiglia Cucchi prima di ripartire per il suo nuovo tour che comprende Piemonte, Calabria, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria, Campania, Liguria e Veneto, oltre a diverse tappe in giro per l’Europa.

Gli agenti, trattenendo a stento le risatine e dandosi di gomito, hanno quindi lasciato vagare per i corridoi il sedicente ministro ancora un paio d’ore prima di rivelargli quale fosse la porta giusta.
Una volta entrato, però, Salvini non ha trovato il suo ufficio come, invece, pensava. Infatti, visto che da mesi nessuno le utilizzava, il presidente Mattarella ha deciso di concedere quelle stanze a una famiglia rom.

Augusto Rasori

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