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Concorsi: “Ancora un filtro e Giorgia potresti essere tu”, parte il Vinci Meloni

ROMA – “È importante apparire giovani, per dare agli elettori un senso di vitalità, di qualcosa che rinasce, fosse anche un’ideologia vetusta e criminale“. È questo lo spirito di Vinci Meloni, il concorso che ti dà la possibilità di diventare il volto di Giorgia per la prossima campagna elettorale.

L’ideatore Stefano Spilbergo, mago di Photoshop nonché ritrattista esclusivo di Giorgia Meloni, ci racconta come nascono i brillanti manifesti elettorali della paladina degli italici confini, quelli mentali soprattutto.

“Tutto cominciò nel 2016 con le comunali a Roma: la Meloni candidata a sindaco mi chiese un’immagine giovanile, fresca, italica e un po’ conturbante, da fascistella della porta accanto”.

Una richiesta comprensibile, tutto sommato.
“Sfortunatamente il tempo passa per tutti e Giorgia, pur sempre bellissima, non rispecchiava più quell’ideale nazionalpopolare: al concorso bandito per trovare una sua sosia arrivò terza! Lavorai quindi su una sua foto recente per 750 ore, ma, nonostante 352 ritocchi e centinaia di pennellate, non riuscii a scendere sotto i trent’anni. Stanco e stressato, cercai relax sfogliando un album di scatti presi durante un safari nel Gennargentu: un po’ per gioco, un po’ per intuizione, cominciai a modificare l’immagine di un muflone sardo e, con mia meraviglia, dopo 5 ore e 25 filtri applicati, ebbi davanti una splendente Giorgia venticinquenne, pronta a fare breccia nei cuori dei conservatori capitolini.”

(sopra: una foto dopo vari Ctrl+Z)

Purtroppo non bastò per vincere le elezioni.
“Per fortuna le occasioni per rifarsi non mancano, in Italia viviamo in una campagna elettorale perenne. Durante un viaggio di lavoro a Torino, visitai il Museo Egizio e lì ebbi un’illuminazione: per i manifesti delle Politiche 2018 sarei partito dalla foto di una mummia, sebbene avesse idee molto più progressiste della Meloni. Dopo sole 3 ore e 22 ritocchi, Giorgia era di nuovo bella come il tempo che fu, perfetta per conquistare gli italici nostalgici“.

La Meloni temeva che qualcuno notasse la somiglianza con la mummia egizia?
“Sì, infatti tentò di boicottare il Museo. Ma modestamente feci un ottimo lavoro e nessuno se ne accorse, a parte la mummia, che mi maledì”.

Cosa altro ha usato o userà per le sue rielaborazioni?
“Dopo quella esperienza ho deciso di lavorare solo su foto di persone. Così ho avuto l’idea del Vinci Meloni: un concorso riservato a chiunque riesca a diventare una giovane Giorgia in meno di 20 manipolazioni”. 

Impresa ardua, par di capire. Anche qui si vince un caffè o una telefonata?
“Molto meglio: in palio c’è un giro in barca con la Meloni e la possibilità di affondare le navi delle Ong insieme a lei”.

Prima di salutarci, può rivelarci chi si cela dietro il manifesto dell’ultima campagna, quella per le Europee?
“Ormai catalogo le persone in base a quanti filtri li separano dalla Meloni: Fabio Celenza è un rarissimo Giorgia-15, ho usato una sua immagine sfocata, presa durante l’esibizione a Propaganda Live. Fabio era davvero fiero di essere stato strumentalizzato dalla Meloni e ci teneva a ricambiare”.

Patrizio Smiraglia

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