Milano (non FuoriMilano, proprio MilanoMilano) – È successo ieri mattina, tra le 7.55 e le 7.56 nella caffetteria Dal Terùn, in via Ventidelmese. Mario Brambilla, milanese di MilanoMilano da 14 generazioni, aveva appena addentato un boccone di un delizioso babà e, forse per l’estasi gastronomica, o più probabilmente per l’alterazione della coscienza da picco glicemico-alcolemico, ha esclamato “Figa, Zio questo babà è così top che ci sto rimanendo sotto. Vedi un po’ te questi giargiana che ti tirano fuori dal capel”. E per ben sessanta secondi ha seriamente dubitato della qualità del suo stile stile di vita business oriented e PM10 addicted tipico di MilanoMilano, arrivando addirittura a pensare di trasferirsi dalla città a un centro più soleggiato, tipo Voghera. Ma già allo scoccare delle 7.56 il Brambilla era rinsavito e apostrofava il commesso della caffetteria: “Te credo che non lavorate mai se fate colazione con questa carica di etanolo, pelandrun”, per poi acquistare rapidamente l’uscita, in tempo per badgeare prima delle 7.57.
Per quanto circoscritto nell’arco di appena un minuto, l’insolito caso ha suscitato la curiosità di alcuni freelance presenti per il wifi gratis nel bar, mossi dal sacro spirito di fatturare almeno il necessario per pagarsi l’affitto e magari la fibra a casa.
L’incredulo commesso, raggiunto dalle domande degli aspiranti giornalisti d’inchiesta, ha fornito una versione dei fatti molto diversa rispetto a quella cui gli altri presenti hanno giurato di aver assistito: “Prima di tutto ci tengo a precisare che questa è una caffetteria pugliese. Non serviamo babà e non li abbiamo mai serviti. Quella che il Sig. Brambilla ha trangugiato era semplicemente la spugna con cui stavo pulendo il bancone, intrisa di alcol denaturato e dio sa di cos’altro. Sul momento non ho voluto contraddire il Sig. Brambilla: pensavo che babà fosse lo slang milanese per spugnetta, che ne so io. E adesso andate a scroccare il wifi da un’altra parte, hipster di merda”.
Francesco Conte