Sanremo (IM) – “Non me ne frega niente, è il palco più importante d’Italia, dove sono nati miti del mondo del canto come Povia, Valerio Scanu e Emanuele Filiberto, non possiamo svilire così un luogo che ha dato tanto alla nostre tradizioni, alla nostra cultura, alle nostra voglia di stare stravaccati davanti alla televisione a dire quanto Sanremo faccia schifo. Ed è per questo motivo che Rula Jebreal non può permettersi di andare in onda a fare quei suoi monologhi pro Palestina, pro migranti, pro ammalati o addirittura contro la violenza sulle donne. Ci vuole un contraddittorio”. È decisamente scatenata Giorgia Meloni, dopo aver appreso che la presenza della giornalista era stata confermata da Amadeus.
“Ci vuole qualcuno che salga sul palco e faccia un monologo della stessa durata dedicato a quelli che hanno buone ragioni per menare le femmine”, continua la Meloni, “e non solo: ogni anno molti cantanti di canzonette utilizzano questo spazio pubblico nazionale pagato con i soldi nostri, con le nostre tasse, con le nostre bollette della luce, per fare propaganda politica de sinistra, come qualche anno fa che stavano tutti co’ sto fazzoletto per i gay. E allora quest’anno vogliamo anche il contraddittorio per le canzoni. Così la smettono de fa propaganda gender!”
Una proposta arrivata tra capo e collo all’organizzatore della kermesse di quest’anno che, dopo le polemiche sulle frasi lievemente sessiste, non ha potuto far altro che accontentare la leader di Fratelli D’Italia. Infatti il conduttore Amedeo Sebastiani ha subito rilanciato il nuovo regolamento: “Posso solo dire che ogni cantante avrà sul palco un membro dell’associazione nazionale per il contraddittorio (ANCO) che alla fine dell’esibizione proporrà la stessa canzone ma con testo modificato, in modo da dare voce anche alle minoranze (o maggioranze) che non sono state prese a oggetto nella canzone. Per esempio se un Rancore qualsiasi se ne esce con una strofa che dice ‘Io sono pazzo di te come mi piace il caffè’, l’addetto poi canterà “Io sono pazzo di te come mi piace il tè”, oppure in casi ipotetici di storie d’amore travagliate, come nella canzone di Riki, la strofa “È perchè io ti amo ancora ma non ci voglio pensare più”, verrà poi ricantata in “Ma chi cazzo ti ha mai amato, vedi di andartene affanculo”, in modo da raggiungere anche il pubblico dei due di picche”.
Ma non sarà un po’ eccessivo ricantare due volte per sera ventiquattro canzoni solo per per par condicio? Amadeus sembra non aver paura della sfida: “Aspettavo di condurre Sanremo dal 1987, anno in cui dissi a Fiorello che se mai mi fossi ritrovato a condurre il Festival della canzone italiana lui avrebbe dovuto darmi una mano perché sennò avrei detto a tutti di quella storia con Pupo e Rita Pavone, che non posso stare qui a raccontare. Fiorello ha accettato – complice anche il rapimento di sua moglie da parte di Giovanna – e di sicuro non avrò paura di ciò che mi aspetta. Le serate dureranno il doppio? Vuol dire che faremo una non-stop di cinque giorni di festival, tipo Telethon. Potrebbe funzionare”.
Dal canto suo Giorgia Meloni pare entusiasta per come l’organizzazione del Festival abbia accettato le sue idee: “Non me l’aspettavo. Pensavo fosse il solito covo di comunisti rancorosi ma poi mi sono ricordato che le nomine Rai le aveva fatte Salvini, complimenti a lui. Però”, conclude, “col senno di poi forse sarebbe bastata la sola presenza di Amadeus a contrastare il monologo della Jebreal. Ma fa niente. Meglio così. Viva il Festival, viva la canzone italiana, viva il du… ah no, quello no, scusate”.
Davide Paolino