Sono ormai tre giorni che non si hanno più notizie dell’unità di crisi della Farnesina allestita per occuparsi del rapimento di un fermacarte dalla scrivania dell’ambasciatore italiano in Armenia. A dare l’allarme sono stati gli stessi rapitori, preoccupati di non avere nessuno con cui dialogare. Si tratta di un movimento nazionalista antirusso, che da più di dieci anni lotta per ottenere un aumento dell’altitudine media del Caucaso.
Le ricerche dell’unità di crisi si sono rivelate da subito molto complicate, in quanto nessuno aveva mai visto un’unità di crisi e nemmeno si è ben capito a che cosa servisse. I giornalisti, che così spesso l’hanno nominata nei loro servizi, ora cadono dalle nuvole: “Credevamo fosse solo un modo di dire, un nome senza nessuna funzione reale, tipo «Giorgio Napolitano», per capirci”.
Non fanno ben sperare nemmeno le parole del nostro ambasciatore in Armenia, che intervistato sulla vicenda afferma: “La situazione è molto grave: in questo ufficio ci sono fogli che svolazzano ovunque”.