ROMA – Circa centoventi persone, tra simpatizzanti e iscritti alla FIDFP MILF, sono scese in piazza per manifestare contro l’uso indiscriminato di materiale “homemade” che infesta i principali siti porno, penalizzando l’intero settore cinematografico e in particolar modo quello italiano.
“Esigiamo controlli più severi, sia da parte della polizia postale e sia da parte dei gestori dei siti del settore – ha commentato il Segretario nazionale della FIDFP Joe Calzone – ci sono video indecenti, non basta relegarli in una sezione, sono dappertutto. Oramai chiamare “amatoriale” un video equivale a mettere il tricolore quando apri una pizzeria all’estero: è marketing! Nessuno riuscirebbe a segarsi con la tettona di Firenze”.
Parole di fuoco anche dalla doppiatrice di Eva Henger: “Lo stato non fa nulla per contrastare questa piaga, ci sentiamo abbandonati. Il cinema porno italiano è stato per quindici anni il migliore del mondo, dava lavoro a moltissimi attori, registi, doppiatori, truccatori, fluffer, cameraman. Ora invece basta avere una ragazza cicciottella e ingenua che parla in dialetto e si preoccupa solo di non sborrarsi i capelli, e subito straccia di visualizzazioni capolavori come Concetta Licata o Capricci anali. È un’indecenza!”.
Presente alla manifestazione anche il prof. Ugo Doasia, docente in Storia della Raspa, che davanti ai giornalisti ha fatto il punto della situazione: “I film hard sono strutturati in modo che lo spettatore immagini che quelle ninfomani bombe sexy dalle labbra infuocate e supersiliconate stiano sollazzando il suo cazzo. Ora venendo a mancare la professionalità, l’eleganza e la bellezza tipica di una Valli o di una Selen, e rimpiazzandola con Cinzia che fa una pompa in auto o con la trucida coppia di Avellino, si viene a creare una disacculturazione dell’uccello provocando un danno all’economia reale del paese”. L’accademico ha sottolineato quindi l’importanza del ruolo dei doppiatori: “Non ci guadagnerebbero in sex appeal solo le attrici straniere a essere doppiate, ma anche le nostre Nappi e Panerai”.
Vittorio Lattanzi (foto Jimi Photog/flickr)