Pochi altri titoli videoludici hanno scatenato, a pochi giorni dalla loro release, un’attesa così spasmodica. Complice una campagna pubblicitaria fatta di teaser in rete, manifesti enigmatici e intimidazioni ai negozianti, “The Holy Bible”, prodotto dalla piccola ma valente Country Idol Games di Toronto, potrebbe rivoluzionare il mondo dei videogiochi, come ci capita di dire per ogni titolo in uscita.
Tuttavia, a guastare la cronaca di un successo annunciato, è la polemica sulla sua abnorme violenza: sparatorie con fionde semiautomatiche, decapitazioni, torture, stupri e il doppiaggio di Re Saul ad opera di Antonio Banderas hanno portato sul piede di guerra le associazioni dei genitori di mezzo mondo. Michael Intoneck, CEO della Country Idol, si è visto costretto a convocare la stampa.
“Ammetto che abbiamo avuto problemi, soprattutto con la Lega Genitori Americani, sebbene lì il numero di ragazzini ancora vivi si stia riducendo costantemente, ma secondo me è un problema di approccio alla cultura moderna. Il gioco è un’avventura grafica che mescola RPG, stealth, picchiaduro e un’altra decina di parole a caso, ma per renderlo credibile era fondamentale che ci attenessimo fedelmente al testo scritto. Ecco il perché di tutto quel sangue: non potevamo mica narrare le gesta bibliche lavorando di fantasia!”
Così, in base alla quest prescelta, un certo numero di uccisioni comporterà l’aumento dell’esperienza, il passaggio ad armi sempre più potenti (dal bastone da lavoro alla fionda, dal pugnale alla spada, fino alla focaccia azzima) e la conquista del trono d’Israele; oppure, accumulando carisma, si potrà condurre all’adulterio la propria cognata o fingere di crollare ubriachi per stuprare le proprie figlie. Resta da vedere se gli strali dei genitori cristiani, intenzionati a usare la Bibbia come punizione e non come premio, andranno a segno o no.
Stefano Cao