Non c’è solo l’emergenza Covid ad agitare il mondo, i continui mal di pancia, le ripetute minacce e le dichiarazioni estemporanee hanno riportato all’attualità un tema che si discuteva già da tempo: cosa cazzo vuole Matteo Renzi? Per fortuna una buona notizia arriva a portarci un po’ di speranza e a farci dimenticare gli oltre 250 mila morti causati dalla pandemia.
C’è voluta la geniale mente del matematico Bernardo Reimanno per risolvere il problema che da oltre 2 anni crucciava i più eminenti luminari di tutto il mondo. Una domanda quasi innocente, emersa per caso durante una lezione di fisica quantistica, ma che aveva subito dimostrato la sua complessità ed era stata ribattezzata negli ambienti accademici come Nuovo problema di Hilbert, portando a 24 il numero dei più importanti quesiti di matematica conosciuti: “Cosa cazzo vuole Matteo Renzi?” era diventato un chiodo fisso per molti, e in questi giorni di crisi pesava ancor di più come un macigno, sulla già incerta situazione politica.
La storia era cominciata nelle aule dell’Università di Rignano, durante una lezione di fisica teorica del professor Leonardo Zeligo, quando lo studente Settembrino Depretis ha proposto al docente un ardito ma apparentemente innocuo parallelismo tra il comportamento di un fotone secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg e quello di Matteo Renzi nel panorama politico italiano. “La prima analogia che salta agli occhi è quella delle dimensioni: il fotone è considerato una particella di massa 0, proprio come il peso politico di Renzi, nonostante ciò il fotone è sempre visibile, è percepibile in qualunque ambiente, proprio come il presenzialismo di Renzi, così ho chiesto al professore se la stessa impossibilità di determinare contemporaneamente cosa accade a un fotone nello spazio e nel tempo, fosse applicabile all’ex presidente del Consiglio”, ha raccontato lo studente in un’intervista pubblicata su Science. Il professor Depretis aveva in un primo momento concordato con lo studente sul fatto che fosse impossibile capire cosa cazzo vuole Renzi in un arco di tempo superiore all’Unità minima di tempo di Planck: “Renzi cambia idea con la stessa velocità con cui cambiano stato le particelle subatomiche”. Nelle settimane successive il docente aveva però cominciato a rimuginare sul quesito, che si dimostrava sempre più complesso man mano che l’ex segretario del Pd aggiungeva dichiarazioni incoerenti e contrastanti, giorno dopo giorno. Man mano che il tempo passava, Depretis si era accorto che l’equazione fondamentale di Erwin Schrödinger
era troppo semplice e insufficiente a spiegare quella che sarebbe stata chiamata in seguito “Anomalia di Rignano“: “Se mettessimo Matteo Renzi dentro una scatola chiusa assieme ad una fiala di cianuro e un atomo radioattivo, a differenza del famoso gatto, Renzi non morirebbe mai, anzi berrebbe la fiala di cianuro senza avere nessun effetto, confermando così l’unica certezza su di lui: il suo attaccamento alla vita politica, come dimostra il fatto che più volte ha solennemente dichiarato di lasciarla ma senza alcun esito. Per il resto è impossibile determinare cosa cazzo vuole davvero, le variabili sono troppe e Renzi cambia atteggiamento in base ad esse: se si trova in un grande partito parlerà di ricatto dei piccoli, se si trova in uno piccolo, di quello dei grandi. Se si propone una legge elettorale proporzionale lui sarà per il maggioritario, e viceversa, se si trova al governo si dichiarerà giustizialista, se all’opposizione, garantista. Se fuori c’è il sole uscirà con l’ombrello, se piove, in costume da bagno. E così via”.
Depretis aveva sottoposto il problema ad alcuni suoi colleghi e il tam-tam aveva ben presto assunto dimensioni internazionali, suscitando l’interesse degli accademici di tutto il mondo, senza che nessuno riuscisse, però, a cavare un ragno dal buco, fino a qualche giorno fa. Solo un altro italiano poteva capire il comportamento di Renzi, pensavano in molti, e infatti è stato Bernardo Reimanno, matematico con una cattedra al Massachusetts Institute of Technology, ma nato in Toscana, il primo a mettere un punto fermo alla questione, partendo dal presupposto che le costanti in gioco fossero più di una: “Non c’è soltanto l’attaccamento alla poltrona; un altro elemento immutabile nel comportamento di Renzi è il fatto che non gli frega una beata minchia delle leggi proposte in Parlamento, dell’assetto istituzionale, degli attuali sconvolgimenti economici, dei morti di Covid e, in ultima analisi, degli italiani. L’unica cosa importante è, appunto, che lui mantenga il potere, per cui la seconda costante viene direttamente da questa prima, entrambe sono inseribili in un sistema di equazioni a 47 variabili che risolvono in alcuni casi il problema, anche se spesso sarà comunque impossibile prevedere cosa farà o dirà l’ex sindaco di Firenze”.
Tra le variabili individuate da Reimanno ci sono le fasi lunari, il piede con cui l’ex boy scout scende dal letto, il colore delle mutande, il numero di piccioni che gli cagano in testa e l’alito di Luca Lotti. Nonostante questo primo passo, la strada verso una reale e completa comprensione di cosa cazzo voglia Matteo Renzi sembra davvero molto lontana, tanto che alcuni studiosi sono giunti a un tale livello di frustrazione da augurargli la morte, sentimento che sicuramente riguarda però soltanto uno sparuto gruppo di persone.
Gianni Zoccheddu