MINSK – È un rigido inverno quello di Minsk, capitale della Bielorussia, un’altra sanguinaria dittatura d’Europa. Mentre le famiglie, raccolte nelle loro piccole case, sbocconcellano gustosi budini di patate intorno al focolare, nell’aria tersa d’una notte che pare senza fine risuonano le note dell’Orchestra Filarmonica Nazionale. Nello specifico, una sola nota, da giorni: il mi bemolle.
Il Maestro Sjarhej Grigorij Michajlovič Mjan’kov stava infatti dirigendo trionfalmente il quarto movimento della Settima sinfonia in fa diesis maggiorato (adagio, allegretto quasi un poco alticcio) di S. Prokof’ev, quando il suo pacemaker è improvvisamente esploso facendogli prendere fuoco alla pettorina. Il Mo. è morto sul colpo, dramma a cui si è aggiunto quello che la marsina fosse a nolo. Lo smarrimento ha travolto i musicisti che, rimasti privi di guida, si sono incantati sull’ultima nota suonata, il mi bemolle, e la stanno tenendo ininterrottamente da sei giorni. Nessun orchestrale ha finora mollato il colpo e tutti stanno tentando con sforzo sovrumano di reggere fino al rimpiazzo del direttore d’orchestra. In difficoltà sono soprattutto i fiati: l’oboe e il secondo fagotto lottano fra la vita e la morte e il corno inglese, ormai senza respiro, sta riproducendo il suono del suo strumento con il culo. Il pianista ha vomitato nella cassa del suo Steinway & Sons e il primo violino, il sublime virtuoso Dimitrovi’ch, ha maledetto a gran voce il giorno in cui ha preso la prima lezione di musica.
Nessuno, fra il pubblico, ha protestato o lasciato il Teatro Nazionale perché, nella sanguinaria dittatura bielorussa, contestare o alzarsi nel bel mezzo di un concerto è un reato punito con la fucilazione. Anche gli spettatori hanno cominciato ad accusare malori, soprattutto quelli che attendevano l’intervallo per poter tossire e che, secondo alcune indiscrezioni trapelate, sono deceduti quasi tutti per asfissia. Però, poiché anche morire durante l’esecuzione di un concerto di Prokof’ev, nella sanguinaria dittatura bielorussa, è un reato punito con la fucilazione, la situazione è diventata ancora più confusa quando sul palco è entrato marciando un plotone di esecuzione del Tribunale Militare che ha crivellato di colpi prima il cadavere del direttore d’orchestra e poi, a ruota, quelli di alcuni spettatori – in ordine di fila – e, preventivamente, anche alcuni anziani molto in là con gli anni. Come finirà? Nelle stradine intorno al teatro, la gente passeggia con indifferenza come se non stesse accadendo niente. Perché, nella sanguinaria dittatura bielorussa, accorgersi di qualcosa è un reato punito con la fucilazione.
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