È ancora vivo il plauso generale per la decisione del governo di far pagare le royalties anche a chi canticchia tra sé e sé persino sotto la doccia, e ora la sempre più bistrattata SIAE applica una «regola da sempre contenuta nella legge italiana e nei trattati internazionali, nonché nell’articolo 11 della Costituzione» ma che fino ad ora era clamorosamente sfuggita. Si tratta del diritto d’autore da versare anche solo per la riproduzione dal vivo di brani musicali in metropolitana. In questi giorni la SIAE ha così invitato numerose comunità di etnia rom a regolarizzare la propria posizione. «Nell’interesse di tutta la filiera musicale – si legge nel comunicato coraggiosamente non firmato sul sito della Società degli Autori e degli Editori – è importante diffondere la cultura del rispetto dei diritti degli autori anche in quell’agglomerato di civiltà che da sempre è la metropolitana. I fisarmonicisti aumentano la loro attrattività verso gli utenti (e quindi verso i potenziali inserzionisti pubblicitari) arricchendo con il grande classico “Besame Mucho” i propri insufficienti repertori». Ammontava a 1.094,43 euro la somma che la SIAE ha richiesto a un rom di 6 anni per la riproduzione, lo scorso 25 dicembre, proprio di “Besame Mucho”, durante la tratta Spagna-Flaminio della metro A di Roma, ma il nuovo prezziario, fornito dalla stessa SIAE, prevede ora l’importo massimo di 1518,11 euro se si tratta di un orario di punta, in cui vi è un maggior affollamento del vagone; se si tratta di un convoglio della metro B, l’importo varia da 512,37 a 617,49 euro; se l’esecuzione non è perfetta, o se inserita in un medley con altri brani della tradizione rom, scende invece a 146,666 euro. In seguito alla notizia, la comunità rom ha invitato i suonatori di fisarmonica a prestare la massima attenzione alla presenza di ispettori SIAE a bordo della metro, specialmente alle fermate più affollate, e consiglia una volta avvistati, di custodire le proprie monetine ben aderenti al corpo.
Adrián Venditez