ROMA – Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che sta guidando l’esecutivo attraverso questa improvvisa crisi di Governo, è salito al Quirinale da poco ma stanno già trapelando le prime indiscrezioni. Secondo i bene informati, Sergio Mattarella, dopo aver ascoltato Conte, avrebbe deciso di dimettersi. Vani, finora, sarebbero stati i tentativi di fargli cambiare idea da parte da parte del suo entourage: il segretario della Presidenza Ugo Zampetti, la figlia Laura, i bersaglieri, Giovanni, il barbiere, nessuno sarebbe riuscito a smuoverlo. “Lo so che mancano pochi mesi all’inizio del mio semestre bianco, quando non avrò più seccature, ma davvero non voglio stare a sentire un minuto di più questo tizio che crede di essere uno statista e invece è solo un prete mancato in balìa degli eventi” si sarebbe sfogato Mattarella, parlando al telefono con l’ex presidente Giorgio Napolitano che gli avrebbe risposto continuando a dormire.
Stando a quanto riferiscono gli insider quirinalizi, la giornata era però iniziata bene. Mattarella stamattina aveva ricevuto Conte molto ben disposto e pieno di speranze ma, a poco a poco, man mano che il premier gli esponeva il suo piano per il Conte Ter, Mattarella si sarebbe rabbuiato sempre di più in volto, fino ad alzarsi e, senza dire una parola, avvicinarsi alla finestra che dà sul cortile d’onore. Dopo aver resistito a un iniziale impulso di lanciarsi a volo d’angelo, il Capo dello Stato avrebbe chiamato a sé Giuseppe Conte, invitandolo a contemplare quel meraviglioso panorama. Di fronte a quella imponente, silenziosa, antica solennità, Mattarella gli avrebbe detto: “Vieni a vedere, Giuseppe, guarda: questa è la vastità del cazzo che me ne frega delle tue argomentazioni” e avrebbe fatto per scaraventarlo giù di sotto.
Poi, però, si sarebbe fermato. “Renzi è un malato di mente, Zingaretti non sa dove si trova, Salvini è un maniaco, Di Maio è inadatto a essere un soggetto senziente. Tu, tutto questo lo sapevi, lo hai sempre saputo, ma sei un azzeccagarbugli che ha incantato tutti. Tu quando piove, sgusci tra una goccia e l’altra” avrebbe proseguito, impietoso, il Presidente. “Io ti avevo inquadrato già dalla stronzata dell’avvocato del popolo. Le balle sul curriculum, la storia di Guido Alpa, le tasse non pagate, Equitalia… poi è arrivato il coronavirus e sei diventato Charles De Gaulle. Ma non per me, e io non ti sopporto più. Tu per me sei sempre quello di Volturara Appula, abitanti 392, che tiene il santino di Padre Pio nel portafoglio e si fa la tinta. Io un’altra cerimonia di giuramento con te, non la reggo” avrebbe detto il Capo dello Stato, prima di uscire dalla sala colloqui.
Alla fine, Mattarella, stralunato e con gli occhi iniettati di sangue, sarebbe andato nelle cucine e, in lieve stato di alterazione, avrebbe detto ai cuochi: “Cari concittadine e care concittadini, oggi io rassegno le mie dimissioni. Per una scelta di responsabilità ma, soprattutto, perché mi sono rotto i coglioni!”. Solo allora sarebbe svenuto, subito soccorso dai lavapiatti, mentre Giuseppe Conte prendeva posto dietro la scrivania del Presidente, di manifattura francese di metà del ‘700, con lo sguardo sognante e il pene vagamente in erezione.
Stefano Pisani