MILANO – La lezione di cucito era iniziata da poco. Quel pomeriggio la maestra stava ripassando il Punto 103 (un punto cieco, particolare perché visibile solo da un lato della cucitura), aggirandosi tra le sedie a dondolo con una penna blu per annotare su un taccuino le vecchiette che non lo stavano eseguendo alla perfezione. Ad interrompere quel silenzio stantio è una 82enne che si trascina in salotto appoggiata ad un girello cigolante: «Finalmente mi hanno ristappata!», gracchia, sputacchiando nell’aria circostante un pulviscolo di saliva.
E’ il gennaio 2014. E Beatrice B. (nome reale, lettera del cognome di fantasia) celebra così, davanti alle sue compagne del club del cucito la sua prima volta dopo i 70 anni. A raccontare l’episodio è Rosalia, 76enne che non ha ancora le dita delle mani torte dall’artrosi. Reazioni? «Non molte. La maestra l’ha guardata male, la maggioranza di noi l’ha ignorata, perché dodici anni dopo i settanta è davvero tanto per farsi risverginare. Solo qualcuna le ha fatto i complimenti».
Rosalia spiega come funziona: «Compiuto il settantesimo anno di età, parte la conta. Di solito, giusto tre o quattro delle 70enni che arrivano al club del cucito si sono fatte dare una scopettata alle ragnatele. La regola è che bisogna liberarsene entro l’anno successivo. Per questo, a fine estate, ci sono un sacco di noi che entrano nei dopolavoro, nelle bocciofile o nelle case di riposo maschili, già provviste di pillola blu, per andare col primo pensionato che passa, giusto per non sforare i tempi. Perché a settembre si fa il bilancio». Rosalia, capelli bianchi raccolti in un tuppo, occhi castani molto piccoli, dentiera traballante, è una una delle pochissime nonne del corso a non aver più fatto sesso dalla menopausa. «Se sei una persona sensibile, vivi molto male questo fatto. Vieni emarginata da tutte. Così, se non te la senti di toglierti la dentiera per leccarlo ad uno sconosciuto, loro ti trattano come una sfigata».
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