Roma (Banca Centrale Europea) – “È andato tutto storto! Tutto molto ma molto storto. Avete presente quando dici: prendiamo Pirlo ad allenarci, cosa cazzo potrebbe mai andare storto? Ecco. Quel siamo a quel livello lì!”, ha spiegato uno dei portavoce del Premier Draghi, Angelo Cappuccia, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi.
“Guardate”, ha poi specificato Cappuccia, “sulla carta era una bella idea, mi compiaccio con chi l’ha avuta – cioè io – ma non sto qui a sottolineare di chi sia il merito di una bella idea, se poi ha portato a questo assurdo risultato. Preciso: mi sono laureato in scienze della Comunicazione all’Università “Giancarlo Magalli” di Busto Arsizio con 110 e lode. Master in “Come ti faccio parlare il premier infilando la mano stile Kermit la Rana”, presieduto dal MAESTRO SUPREMO Rocco Casalino, e praticantato presso un politico di minore importanza, di cui non posso fare il nome ma vi basti solo dire che prima era un renziano, poi si è candidato alle primarie del PD ed ora, con quel suo baffo sexy, è diventato un membro dei Village People, oltre che proprietario di una casa editrice”.
“E sì, l’idea era buona, ma è andato tutto a schifìo”, ha ammesso Cappuccia mentre cercava di inoltrare il suo curriculum in giro, persino in posti inutili per il mercato del lavoro, come Linkedin. “Avevamo deciso di dare una svecchiata al Premier Draghi che qui, nel giro di due mesi, già tutti odiano. Molti hanno persino iniziato a rimpiangere quel vecchio guascone di Conte, quello che fino ad un secondo prima avevano accoltellato senza nemmeno preoccuparsi di sterilizzare il coltello. Insomma: Draghi stava iniziando a crollare nei sondaggi e per mantenere il Paese unito avevamo bisogno che risultasse simpatico ai giovani, agli influencer e alle categorie più importanti della società: i memers”. E da quel momento, la vita del Premier Draghi ha subìto un deciso cambio di stile.
“Gli abbiamo detto: parla come i giovani di cose da giovani”, ha spiegato Cappuccia. “Usa lo slang che va di moda nel momento che va di moda, usa gli hashtag, controlla le tendenze su Twitter, niente balletti su Tik Tok sennò rischi di fare l’effetto cringe Salviniano (che è proprio diventato un tipo specifico di degrado) e punta a stupire. I giovani, e anche quelli meno giovani, appena vedranno che fai parte del loro giro ti stimeranno, ti memeranno, e sarai immortale come quello che faceva nomi e cognomi”, ha affermato Cappuccia rivolgendo gli occhi al cielo. “E lui prima ha iniziato con alcune citazioni da Sanremo, con frasi da ‘Musica Leggerissima’, ma poi, dopo la visione di LOL, è andato completamente in tilt”.
Da quel momento il premier non è stato più lo stesso, e Cappuccia ne è stato il primo testimone. “La prima domanda al mattino è diventata se abbiamo o meno espletato funzioni corporali, quando ci chiama al telefono specifica sempre di essere Lillo, ogni tanto, a Palazzo Chigi, usa l’interfono come se fosse una cassiera del supermercato, poi ha iniziato a ballare il tip tap, ad accoppiarsi con le sedie pure quando è in conferenza con gli altri capi di Stato ma soprattutto”, confessa Cappuccia, “ora non conosce altra risposta se non ‘Ma saranno cazzi miei’?”.
E questo nuovo leitmotiv del premier non è passato inosservato nemmeno presso lUnione Europea. Proprio ieri, emissari della UE, hanno contattato il Presidente Draghi sul Recovery Fund, chiedendo spiegazioni su come l’Italia, e il Governo, abbiano intenzione di spendere i fondi europei. Draghi, ormai diventato grande fan di Elio tanto da acquistarne la discografia in vinile e un quadro della Gioconda indossabile, ha risposto con un onorevole “Ma saranno cazzi nostri?”, che potrebbe provocare notevoli strascichi nell’effettiva erogazione dei miliardi destinati all’Italia.
“E non è tutto”, ha poi concluso Cappuccia, “quella risposta l’ha usata anche con altre personalità con cui avrebbe dovuto colloquiare nella stessa giornata. Nell’ordine: il Papa, il Dalai Lama, Ezio Greggio, il Presidente dell’Onu, Barack Obama, il Pupazzo Gnappo, Sani Gesualdi, e sette-otto giornalisti diversi. Sono in corso incidenti diplomatici che non sappiamo risolvere, abbiamo chiesto un aiuto disperato al premier stesso. Era lì, nel suo studio, a giocare con una mazza verde che fa uno strano rumore, ci ha guardati, ci ha fissati col suo sguardo torvo e ci ha detto, con tutto l’amore del mondo, che sono effettivamente solo cazzi nostri”.
Davide Paolino