Anvedioh, Madagascar – “Il camaleonte non è verde ma è convinto che sia l’unico colore che gli dona”, spiega Guanina Lancialingua, esperta di rettili e docente della Bay Area University di San Francisco in California. “E per farlo tutti i giorni impiega moltissime energie ma detestano profondamente il loro vero colore”, così si legge dalla relazione su uno studio durato 3 anni finanziato in parte dall’Unione Europea che non sa mai come sputtanare i soldi e in parte dalla Fondazione Pantone contro le discriminazioni cromatiche.
È noto ormai da quasi da un secolo che il camaleonte non si mimetizza per eludere lo sguardo dei predatori (anche perché esaurirebbe il toner dopo appena 3 mesi di vita) ma piuttosto per rispondere a determinate condizioni psicologiche, ma è la prima volta che questa predisposizione viene dimostrata scientificamente. Si è scoperto anche a quali peculiari condizioni siano più reattivi e che alcune particolari specie di camaleonti, le più colorate, sono più sensibili ai cambiamenti delle tendenze nella moda.
Il sensazionale scoop scientifico, pubblicato a novembre dello scorso anno, è stato ora reso accessibile a tutti sull’illustre rivista di settore Science. L’esperimento è stato condotto su un campione di 220 esemplari appartenenti a 36 diverse specie di camaleonti, tra le quali Ibrahimovic, Casini e Mastella.
I rettili, giunti bendati sul luogo dell’esperimento, sono stati posizionati in un terrario con base e pareti a specchio in modo da ‘denudarli’ di ogni colore. Il 62% degli esemplari, dopo pochi minuti in quella inedita situazione, ha cominciato ad assumere il comportamento incerto e fintamento ingenuo tipico del “Non so proprio cosa indossare oggi”; nel giro di trenta minuti la percentuale degli esemplari insoddisfatti ha superato il 90%. Mastella e Casini hanno iniziato a mutare tra rosso e blu a intermittenza, Ibra, molto più colorito, ha iniziato a tingersi mixando le divise indossate di tutte le squadre che ha sempre tifato.
Dopo circa 50 minuti, tutte le varietà hanno iniziato ad assumere un colorito viola, probabilmente per manifestare la condizione psicologica caratteristica dell’intensa rottura di coglioni.
Una volta terminato l’esperimento, gli esemplari sono stati riportati nel loro habitat naturale e hanno immediatamente riassunto il loro colore preferito, a parte Casini che ha continuato a manifestare una cangiante varietà arlecchino.
Vittorio Lattanzi