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Blocco SWIFT: Putin e Lavrov non ricordano più i nomi falsi con cui hanno aperto i conti all’estero

Foto Credits: Lercio

Alyosha Karamazov?”
“Niet”
“Ivan Jakovlevič?”
“Niet”
“Pëtr Andréevič Grinëv?”

Niet

Mosca (CCCP, ehm, CSI, no, Россия) – Sono ore veramente concitate quelle vissute nelle stanze più riservate del Cremlino dopo gli eventi scatenati a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Vladimir “Non darà mai il via all’invasione sta solo bluffando” Putin. Invasione dettata dal fatto che il presidente del più esteso stato del mondo sta cominciando a faticare per salire in groppa agli orsi, e ha dovuto trovare un altro espediente per dimostrare a tutti coloro che tramano per fargli le scarpe che lui resta comunque un uomo forte.
Se delle perdite di civili e di soldati ucraini, come pure di quelli russi, a Putin non può fregare di meno, quello che è davvero riuscito a pungerlo sul vivo sono state le sanzioni da parte dell’Unione Europea, la stessa che lui considerava solo un accrocchio di molluschi senza spina dorsale, specialmente da quando era finito il mandato di chi riteneva l’unico leader con le palle a ovest della Moscova: Angela Merkel.
E invece da Lisbona fino a… beh, ovunque finisca la UE verso oriente, informazione che non conosce praticamente nessuno, la reazione è stata decisamente diversa da quella placida che si attendeva l’ex funzionario del KGB.

“Dmitri Smerdyakov?”
“E chi è?”
“Il Camaleonte. Il nemico di Spider-Man”
“Uhm, niet”
“Sergei Kravinoff?
“Un altro nemico di Spider-Man?”
“Dah! Kraven il cacciatore”
“Niet”
“Bliad’”


Non sono però state le minacce della Nato, o di quello scorreggione a Washington, a sconvolgere la tranquilla routine di Putin, fatta di un avvelenamento col plutonio di un dissidente qui, l’omicidio di una giornalista in ascensore là, l’arresto di 4500 persone che protestano pacificamente laggiù, ma la decisione europea di estromettere diverse banche russe dal circuito SWIFT, rendendo molto più difficile per l’economia russa interagire con il resto del mondo. E a Putin toccategli tutto ma non i soldi… e il suo chirurgo estetico.

“Proviamo con gli atleti russi. Oleg Blochin”
“Niet, e comunque è ucraino”
“Ah, allora Sergey Bubka”
“Ucraino anche lui”
“Ci sono! Valerij Borzov!”
“Ucraino”
“Eccheccazzo. Gli atleti più grandi che ha avuto questo paese arrivavano dall’Ucraina! Lo vedi che ho fatto bene a invaderla?!”

Per fortuna il boss del Cremlino, insieme al suo fidato ministro degli Esteri Sergei Lavrov, aveva preventivamente aperto diversi conti fuori del paese, tutti sotto falso nome. Il vero guaio è arrivato, però, quando il fogliettino recante i nomi fittizi utilizzati per tale clandestina attività è stato consegnato per errore a Luigi Di Maio perché potesse segnarsi i negozi migliori in cui comprare del caviale per fare colpo sulla sua fidanzata in Italia.
Sono quindi tre giorni che Putin e Lavrov cercano disperatamente di ricostruire le identità indispensabili ad accedere a una mole di denaro che si ritiene oscillante tra il Pil della Spagna e l’ingaggio di Cristiano Ronaldo. Al momento le speranze di riuscirci appaiono flebili, al punto che Putin si è lasciato scappare che, piuttosto che non poter più accedere a quelle somme, preferirebbe chiudersi in un bunker con Lavrov, una rivoltella e una capsula di acido prussico. Lavrov, invece, ha detto che lui, al limite, è pronto a rinunciare a Netflix.

“Sergej, non è che per aprire i conti segreti avevamo usato nomi italiani?”
“Ma sai che potrebbe essere?”
“хорошо, proviamo con quelli, allora. Al Bano?
“Niet”
“Pupo?”
“Niet”

“Matteo Salvini?”
“Eddai, Vladimir, con quello ci avrebbero preso per il culo pure gli svizzeri!”


Augusto Rasori

PS. Nel frattempo la portavoce del ministero russo degli Esteri ha annunciato che “né Putin né Lavrov hanno conti né in Gran Bretagna né altrove all’estero” e forse questa è la vera battuta surreale sul tema.

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