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Aborto, Corte Suprema USA non si ferma: “Carcere per le donne che muoiono durante la gravidanza”

Washington (USA) – “Qui alla Corte Suprema abbiamo una frase che si usa in queste occasioni: se una sentenza fa ingrifare Pillon, allora è cosa buona e giusta”, sono queste le parole di Matthew Rightsdenied, il portavoce della più alta corte della magistratura federale degli Stati Uniti d’America, il Paese che sembra essere sprofondato negli anni settanta dopo la storica pronuncia che annulla la sentenza Roe v. Wade sull’aborto.

Che poi, gli anni settanta erano fighi. Perché non riproporli?”, spiega sempre Rightsdenied, “C’erano i pantaloni a zampa d’elefante, le gonne, Nixon (pace all’anima sua), c’era Elvis e pure i Pink Floyd. Sì, c’erano pure gli aborti clandestini, c’erano pure un sacco di sparatorie, principalmente contro persone di colore, c’erano anche dei simpatici golpe in Cile mentre menavamo gli indiani, ma ora non è che possiamo solo guardare alle cose divertenti, no?”.

Il nostro è sempre stato un Paese conservatore – continua Rightsdenied – e noi ci teniamo alla vita. Noi vogliamo la vita. Vogliamo che i nostri figli crescano e che possano comprare un’arma e poi decidere di usarla in una scuola. Vogliamo che i nostri figli si sentano in dovere di procreare in ogni momento e in ogni luogo. E pure se la gravidanza è a rischio, tanto se proprio va male muore la donna, mica il maschio… ah ah ah… perché non sta ridendo?”.

La scrittrice Simone de Beauvoir diceva: ‘Non dimenticare mai che una crisi politica, economica o religiosa sarà sufficiente per mettere in discussione i diritti delle donne. Questi diritti non saranno mai acquisiti. Dovrai rimanere vigile per tutta la vita’. Una frase che nelle ultime ore è diventata molto attuale in America, il Paese sta vivendo un ritorno al passato molto simile al futuro distopico immaginato da Margaret Atwood ne “Il racconto dell’Ancella”, o da Adinolfi in un suo qualsiasi sogno bagnato.

Ma cosa dite?”, obietta il portavoce della Corte Suprema mentre si stappa una birra con una Calibro 32, “Quello è un romanzetto per signorine, io ho visto anche la serie tv, insieme a tutti i membri della Corte, e non vi dico le risate che ci siamo fatti e anche gli spunti che ci sono venuti. In effetti ci sono diverse norme che la Corte è pronta a dichiarare non contrarie alla costituzione, visto che siamo qui ve le anticipo”.

Primo: carcere per le donne che muoiono durante la gravidanza. Perché sicuramente lo avranno fatto apposta. Se muoiono dopo aver portato a termine il tutto, sono libere. Non siamo poi così cattivi”.

Secondo: carcere anche per le donne che abortiscono spontaneamente. Questa l’abbiamo rubata a El Salvador, ma ci piaceva tanto”.

Terzo: se viene abortito un bambino nero, di qualsiasi gradazione di colore, carcere anche per il padre, così non si dica che siamo maschilisti!”.

Quarto: ai primi cento che praticheranno l’aborto clandestino con conseguenze gravi di salute, non sarà garantita l’assistenza sanitaria. Ah… già lo facciamo? Non si riesce a stare dietro al progresso di questo Paese”.

Quinto e ultimo punto: se nasci maschio, bianco, etero e ricco puoi fare quel cazzo che vuoi. Per il resto ti devi adeguare. Se nasci donna… eh, un po’ te la sei cercata!”, precisa il portavoce della Corte Suprema americana.

Un altro deciso passo indietro sui diritti fondamentali da parte della più grande democrazia al mondo. E mentre la sentenza continua a far discutere, sette stati hanno già vietato l’aborto e altri quattro hanno chiuso le cliniche per sostituirle con negozi all’ingrosso di armi da fuoco.

L’obiettivo è vietare al 100% l’interruzione di gravidanza, a costo di condannare a morte chi la pratica. Poi col tempo ci inventeremo un’altra cosa per rovinare la vita al genere femminile, perché l’importante è continuare a farlo noi, non aspettare che venga qualcuno di un altro Paese a umiliare le nostre donne. Lo sappiamo fare benissimo da soli! Dio benedica l’America”, conclude il portavoce Rightsdenied esultando ed indossando uno strano cappello a forma di toro.

Davide Paolino

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