BRUXELLES – I recenti avvenimenti in territorio africano – la pandemia di Ebola che ha fatto già diverse migliaia di vittime – ha costretto l’Occidente, Unione Europea in testa, a prendere una decisione tanto giusta quanto doverosa: bloccare l’importazione di prostitute africane.
“La decisione non è stata presa a cuor leggero” ci spiega un deputato pappone del Parlamento Europeo “ma dobbiamo innanzitutto salvaguardare la sicurezza degli utilizzatori finali europei. Senza dimenticarsi delle loro esigenze, ovviamente, anche a costo di maggiori spese di importazione”. Nel frattempo, l’agenzia Standard and Poor’s ha declassato il continente africano a fossa comune, sancendo così che nessun africano possa mettere più piede nelle terre civilizzate e sviluppate. Non solo, quelli presenti verranno rispediti al mittente per evitare che il contagio dell’Ebola si manifesti per via ereditaria.
Il divieto assoluto dell’Unione Europea di importare prostitute dall’Africa non impedirà, naturalmente, che si continuino a importare meretrici da tutto il resto del mondo. Tuttavia, la decisione ha fatto scattare l’allarme per gli amanti delle zoccole africane, che hanno voluto far sapere il loro assoluto dissenso sulla decisione. “Erano perfette da picchiare e derubare, le altre sono troppo fragili e tropo poco avvezze ai maltrattamenti”, dichiara un utilizzatore finale che vuole mantenere il suo anonimato. Tra i più convinti oppositori alla decisione e promotore del movimento “Umanità per le schiave” c’è anche Giorgio Brassensi, poetucolo col vizio dello strimpellìo della chitarra che ha già composto l’inno del movimento: “Sono disprezzate dalla gente, sono strapazzate dai piedipiatti e minacciate dalla sifilide. Parola mia. Minacciate dalla sifilide: che volete che sia un poco di Ebola… uhhhh yeahhh”.
Claudio Favara