PIACENZA – Incidente durante lo spettacolo “Un uomo chiamato Bob Dylan“, che si è tenuto martedì sera al Palazzo Farnese di Piacenza. Tutto è accaduto all’improvviso, durante l’esecuzione di Knockin’ on Heaven’s Door, storico brano del songwriter statunitense. Bob Dylan, il cui vero nome in questo momento del racconto non interessa a nessuno, si è accasciato al suolo portandosi la mano destra al centro del petto e gettando la chitarra per aria. Da grandissimo performer, ha però continuato a cantare, rantolando la strofa “That long black cloud is comin’ down / I feel I’m knockin’ on heaven’s door” prima di perdere conoscenza.
Ed è forse stato proprio questo a generare il primo momento di confusione. “Credevamo facesse parte dello show – ha spiegato un addetto ai soccorsi – stava cantando di sentirsi alle porte del paradiso… pensavamo che stesse simulando la sua morte, per rendere il tutto ancora più palpabile, coinvolgente… sapete come sono questi geni eccentrici“.
Invece, Bob Dylan era realmente stramazzato al suolo e sono passati svariati lunghissimi minuti prima che quelli intorno a lui iniziassero a preoccuparsi. “Anche io non ci stavo capendo molto – ha dichiarato Davide Van de Sfroos, parte del cast insieme ad Andrea Mirò e Brunella Boschetti – credevo che fosse un momento di improvvisazione di cui il Maestro non ci aveva avvisato. D’altronde, Bob Dylan non ci ha mai rivolto la parola dall’inizio del tour e il suo segretario particolare ci ha fatto capire che non lo farà mai, fino alla fine della nostra vita. È davvero una mente superiore. Ha scritto bene il mio cognome? Due O“.
Secondo le prime ricostruzioni, Andrea Mirò, dopo circa 10 minuti di silenzio e trepidazione generale per quella che sembrava una performance, si è timidamente avvicinata a Bob Dylan, che intanto stava agonizzando contorcendosi per terra come un verme nella polvere, e gli ha chiesto come stesse. Il più grande poeta del Novecento le ha risposto “How am I? How am I? I’m dying, you bitch!” (“Come sto? Come sto? Sto crepando, brutta stronza!”) dimostrando quindi, in realtà, che Dylan parla, eccome, con gli altri artisti. Subito dopo, la Mirò avrebbe invocato i soccorsi a gran voce. “Li ho chiamati in la minore” precisa la cantante.
“Devo ammettere che il personale paramedico non ha avuto grande prontezza – dichiara Van de Sfroos – perché erano ancora incantati, immersi nell’atmosfera fatata che solo Dylan sa creare e risuonavano ancora nelle loro orecchie le magiche note dei brani immortali della scaletta, mentre lui era a un pelo dallo schiattare. È sicuro di aver scritto con due O?“.
Dopo l’iniziale incertezza un medico si è avvicinato a Dylan, che giaceva riverso sul palco, occhi revulsi, con la sua armonica infilata in un orecchio: “Quando mi sono accostato a lui – ha dichiarato uno dei sanitari presenti – ho sentito il respiro e il maestro mi ha detto alcune cose, tra cui che rifiutava un altro Nobel per la Letteratura, che voleva il Nobel per i Cappelli, e che era incinta e che dovevamo prima di tutto pensare al bambino. Ma stava chiaramente delirando. Forse”.
Le condizioni di Dylan sono parse gravi sin da subito, al punto da richiedere un immediato trasporto in ospedale. Nel momento in cui hanno tentato di chiamare un’ambulanza, la sorpresa: nessuno aveva un cellulare per farlo. “Il signor Dylan – ha spiegato il responsabile della security – ha richiesto espressamente che nessuno avesse il cellulare a disposizione. Infatti ogni spettatore aveva consegnato il proprio smartphone all’ingresso e noi glielo abbiamo sigillato in un un sacchetto con meccanismo antitaccheggio a elettroshock e, terrorizzati, anche noialtri dello staff abbiamo buttato i nostri apparecchi nel fiume qui vicino, perché dobbiamo smetterla di essere schiavi della tecnologia, come ci insegna il maestro“.
Per fortuna, qualcuno si è ricordato che Dylan nel camerino portava sempre il suo telegrafo a filo personale, che usa per chattare con Joan Baez (e che comunque aveva riposto in un sacchetto): lo staff è quindi riuscito a inviare un SOS in alfabeto Morse all’Ospedale militare “Nina Zilli” a pochi chilometri dal palazzo.
Dylan ora è fuori pericolo grazie al tempestivo intervento dei paramedici militari e sta già pensando alla prossima restrizione per il tour mondiale 2024, ovvero esibirsi costringendo gli spettatori a dargli le spalle, rivolti verso l’uscita, poiché non gli sarebbe stato gradito che la gente lo abbia visto dimenarsi per terra sul palco durante il malore.
Vittorio Lattanzi e Stefano Pisani