Bruxelles – Mentre il mondo sta col fiato sospeso per questioni più urgenti – tipo il prossimo fuorionda di Giambruno che Striscia la Notizia non ha ancora trasmesso e che forse ora non serve più dato che Giorgia Meloni ha già approfittato dei primi due per liberarsi del proprio problema personale senza apparire un’arrivista che una volta al potere si sbarazza della zavorra che ha a casa – continua il massacro di civili in un’altra Striscia, molto meno conosciuta dai telespettatori italiani, dopo il sanguinoso blitz di Hamas ai danni di Israele del 7 ottobre.
Come se non bastasse, pare che la medesima organizzazione terroristica abbia lanciato un razzo difettoso che ha terminato la propria traiettoria su di un ospedale di Gaza, provococando decine di morti e suscitando l’ira di tutti i produttori di armi che riforniscono il gruppo terrorista, i quali si stanno accusando pesantemente a vicenda di vendere materiale scadente sino all’inevitabile conclusione: “Sarà stato cinese“.
Cina, tra l’altro, che segue con grande apprensione le vicende medio orientali, dato che appena il livello di casino sarà sufficientemente alto da tenere impegnato mezzo mondo su quel fronte, potrà finalmente dedicarsi, lontano da occhi indiscreti, al suo hobby preferito: trovare il modo di invadere Taiwan.
E mentre gli Stati Uniti si apprestano all’ennesima edizione del loro circo più divertente, l’elezione del presidente, è l’Europa che ancora una volta deve difendere ciò che resta del diritto internazionale. Non sono infatti passate inosservate le posizioni estremamente equidistanti della presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen, che ha spinto, non a caso, circa 900 dipendenti della UE a parlare di “sostegno incondizionato” a Israele e di “apparente indifferenza” dimostrata nei confronti del “continuo massacro di civili nella Striscia di Gaza, in spregio ai diritti umani e al diritto umanitario internazionale“.
Proprio per ribadire la propra imparzialità, la Commissione ha chiesto a Netanhyau garanzie che l’eventuale invasione di Gaza avvenga solo mediante carrarmati alimentati da motori elettrici o, al limite, ibridi, e non da combustibili fossili, in particolare il gasolio.
Il premier israeliano si è detto molto sensibile alla qustione ambientale e ha garantito che nei prossimi giorni centinaia di colonnine per la ricarica dei veicoli militari saranno prontamente installate lungo tutto il perimetro della Striscia, placando, così, le preoccupazioni del mondo occidentale.
“Ho anche dato mandato“, ha aggiunto Netanyau, “di realizzare un tappeto lungo 40 km e largo 12 , sotto cui nascondere la polvere di ciò che resterà di Gaza, quando avremo finito. Lo faremo tessere in Iran, così non avranno nulla da recriminare. Io ci tengo alla pace tra i popoli“.
Augusto Rasori