Radice quadrata di Roma – Siamo riusciti a parlare con il Ministro del Tesoro solo alla fine degli innumerevoli cortei di festa sfilati per ore lungo i corridoi del palazzo delle Finanze sulle musiche di, in rigorosa e canonica sequenza, Pe Pe Pe Pe Pe Pe, Zazueira, A E I O U Ipsilon, Fio Maravilha, Brigitte Bardot Bardot, Ay Ay Caramba, Brasil la la la la la la la la, per concludere con l’immortale Meu Amigo Charlie Brown. I trenini si erano scatenati appena giunta la notizia che l’agenzia di rating Moody’s aveva confermato il rating italiano a “Baa3” (Rating medio-basso. Qualità medio-bassa), ma aveva migliorato l’outlook (le prospettive) da apocalittico a leggermente catastrofico, soprattutto grazie all’influenza dell’auspicata attuazione del PNRR – sapete, quel progettino imbastito da Conte, implementato da Draghi e incassato da Meloni – e per i recenti miglioramenti nel settore bancario, dove spicca la tassazione sugli extraprofitti, che il sempre competente Salvini aveva definito una “misura di equità sociale” destinata a fruttare “alcuni miliardi”, ma che aveva provocato una forte caduta dei corsi azionari delle banche, era stata criticata dagli organi di stampa nazionale e internazionale, dalla Banca centrale europea e presentava tratti anticostituzionali. Insomma, era una misura mal disegnata e distorsiva, e chi se lo sarebbe mai aspettato da un esecutivo guidato da Salvini e Meloni?! Tuttavia, per non sembrare troppo antisportiva, la maggioranza ha introdotto un emendamento che ora pone alle banche una scelta lancinante: “Volete pagare la tassa o tenervi i soldi?“.
Al momento pare impossibile indovinare cosa sceglieranno gli istituti di credito quando finiranno di ridere.
Giorgetti ha comunque esultato trionfante per la promozione a pieni voti conquistata dal Paese: “Mi ricorda quando andavo a scuola e tornavo a casa tutto contento per il bel 5 che mi aveva dato la maestra a riprova del mio ottimo rendimento“.
Il momento di euforia è però cessato quando gli hanno riportato le critiche che l’economista Domenico Siniscalco, che era stato ministro nel governo Berlusconi II, ha rivolto alla manovra economica per il prossimo anno: “La manovra è debole sulla crescita e non spinge gli investimenti privati”.
L’esponente leghista ha quindi ribattuto che non è colpa sua se i calcoli fatti a mano davano un esito e quelli effettuati con la calcolatrice ne forniscono uno completamente diverso: “Provateci voi a barcamenarvi con tutti quei simboli strani tipo 1, 2, +, x, e =!“.
Poi, indispettito, ha preso la sua Texas Instrument, ha digitato 07738135, l’ha ruotata di 180º, ha letto il display e si è rasserenato.
Augusto Rasori