Vatica (NO) – Jorge María Bergoglio avrà tanti difetti, tipo menare pugni a martello, scatenare epidemie stringendo mani in piazza san Pietro a pellegrine giunte dalla Cina, piazzare veline in Parlamento – Ah, no, quello era un altro! – ma di sicuro non lo si può accusare di essere uno che non cerca il dialogo.
E di certo, farlo nei confronti dell’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America, Carlo Maria Viganò, non deve essere stata una decisione facile.
In effetti, l’arcivescovo presenta tutti i crismi della figura che può essere idolatrata dai cavernicoli e stigmatizzata da chiunque sia vissuto dopo il XVIII secolo: sostiene convintamente posizioni no-vax, antiscientiste, anti-migranti e anti-gay. Insomma, è uno al cui confronto il Padre Livio Fanzaga di Radio Maria pare Voltaire. Per darvi un’idea del soggetto, la sezione “Controversie” della sua pagina Wikipedia supera persino la discografia di Frank Zappa (contando anche quella postuma).
Per esempio, in merito al Covid 19, il prelato varesino ha dichiarato che la pandemia è stata permessa da Dio per punire peccati individuali e sociali. Pare, infatti, che l’Altissimo non avesse mai digerito la sostituzione di Terence Hill con Raoul Bova per interpretare Don Matteo. Viganò, in quell’occasione, dopo una profonda e ponderata riflessione, ha deciso di rivedere la sua posizione e si è limitato a sostenere semplicemente che la pandemia non esisteva ed era solo un grande complotto e che i contagiati erano stati uccisi deliberatamente per fare aumentare le statistiche sulla mortalità del virus. Insomma, nulla che andasse oltre l’opinione del disagiato medio presente su X e di Donald Trump.
Proprio a quest’ultimo, l’arcivescovo ha inviato una lettera per comunicargli che la protesta antirazzista a seguito della morte di George Floyd era stata provocata appositamente per poter eleggere alla Casa Bianca una persona che incarnasse gli scopi del deep state, secondo i dettami di una cospirazione massonica in atto. In seguito, in un’altra lettera al tycoon, aveva illustrato la teoria del Great Reset, ovvero la riduzione dell’umanità alla dittatura sanitaria.
È stato a quel punto che persone con il quoziente intellettivo superiore alla patella hanno iniziato a chiedersi: “Ma ‘sto Viganò, sarà mica un pirla?”
Le lettere scritte dall’arcivescovo erano state poi pubblicate su La Verità, casomai servissero conferme.
E veniamo a quanto sta succedendo in queste settimane. Riassumendo, l’ex nunzio in USA ha mostrato di non riconoscere l’autorità di papa Bergoglio, per tale motivo è stato convocato a rispondere delle sue parole e delle sue azioni dal Dicastero della Dottrina della Fede, ma ha rifiutato la convocazione perché non riconosce l’autorità del Dicastero, senza lesinare, comunque parole concilianti verso il Pontefice: “Il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana chiesa sinodale è necessaria metastasi“. Mancava solo che aggiungesse: “Tu sei il male, io sono la cura“.
È stato a quel punto che Francesco, nonostante la sensazione che essere chiamato “cancro” non fosse un gesto d’affetto, ha deciso di provare comunque a intavolare un dialogo con il dissidente lombardo chiamandolo al telefono e spacciandosi per un venditore di candeggina: “Buongiorno, vorrei proporle un’offerta assaggio della nostra nuova ACE anti Covid per endovena, cancella Covid, migranti, scie chimiche, gay e sostenitori di Biden… scherzavo, hijo de puta, te volevo solo dire che mi hai fantumato las pelotas e che te puede prontamente levar dal cazzo. No te cagan manco los lefebvrianos“.
Viganò non sembra essersela presa troppo per la vicenda, troppo impegnato com’è dal processo per la propria beatificazione in seguito a quello che molti ritengono un vero e proprio miracolo: il 15 luglio 2023 il suo profilo Twitter era stato sospeso e il giorno dopo riattivato. Altro che guarire un malato!
Augusto Rasori
(Quest’articolo è stato scritto anche grazie al sostegno di Box)