Roma – Si è svolta stamani in Piazza di Spagna la bizzarra protesta del collettivo femminista D.N.P.A.Q.C.F.O (Donne nude per l’abolizione di qualunque cosa finisca per ‘o’) contro gli scacchi. L’esiguo gruppo di attiviste, è sceso in strada per denunciare con insicura fermezza il sessismo latente che si nasconde dietro al celebre ed antichissimo gioco di strategia militare.
A far scattare le contestazioni è stata dapprima la proposta, avanzata in molti Stati europei, di introdurre l’insegnamento del gioco degli scacchi nelle scuole elementari. Le manifestanti hanno contestato questa proposta con efficaci argomentazioni scritte sui seni nudi, come quelle sulla tetta destra di Adriana P., che reca: “È inaccettabile inculcare i principi di una società fallocentrica a dei bambini in così giovane età, i quali palesemente non dispongono delle capacità critiche ed analitiche necessarie a valutarli e comprenderli“, o la tetta sinistra di Martina O.: “Non c’è bisogno di scomodare interpretazioni psicanalitiche, studi sociologici e metafore letterarie per riconoscere che gli scacchi sono un gioco palesemente maschilista e violento, come ammesso dallo stesso campione Garri Kasparov”, o ancora la tetta sinistra di Donata R.: “Abbasso la nerchia!“.
A fare del coro una sola zinna è stata la portavoce del movimento, Gina Lava, che ha dichiarato di non nutrire alcun dubbio riguardo al fatto che l’insegnamento degli scacchi in età infantile rischi di minare e compromettere irrimediabilmente le basi di una società finalmente equa tra i sessi. “Alla logica degli scacchi contrapponiamo l’utopia di un’illogica disuguaglianza fra sessi diversi. Qualsiasi cosa voglia dire”.
Gli scacchi, dapprima accusati di essere intrinsecamente razzisti (bianchi contro neri) e classisti, non sono l’unico gioco da tavola nel mirino delle femministe capeggiate da Lava: “La regina vale meno del re in tutti i giochi di carte. In alcuni giochi, come ad esempio lo ‘scopone’, vale addirittura meno del fante…e che nome è per un gioco scopone? Che volete dirmi che se l’avesse inventato una donna l’avrebbero chiamato troia?”.
Ma alle parole della Lava ha risposto piccato in serata il Portavoce del gruppo U80QI300CV12CM (uomini con 80 qi di cervello, 300 cv di suv e 12 cm di insicurezza), che con alate osservazioni ha smontato l’assurda ipotesi che la società moderna sia fallocentrica: “Visto che zinne quella col cartello? Una così vale almeno 200 a botta“.
Gian Marco Pinna