Pixella (To) – Sta suscitando molto scalpore la protesta dei Pixel di questi giorni. I piccoli quadratini non ci stanno più: “Sfruttare la nostra immagine per proteggere l’identità degli esseri umani è profondamente razzista!”. Il risentimento è arrivato allo stremo la scorsa settimana, quando un Tg nazionale ha proiettato le immagini di un bimbo con il volto offuscato da quello di un Pixel di appena 5 anni.
La notizia era passata inosservata al grande pubblico, ma ovviamente per poter occultare il piccolo faccino del bimbo, i tecnici video non avrebbero potuto fare altrimenti se non usare quella di un Pixel con una grandezza del volto paragonabile. I genitori del piccolo Pixel hanno immediatamente contattato il Garante per la Privacy e hanno presentato un esposto urgente per porre fine, una volta per tutte, allo sfruttamento della loro sfocatura.
Nella manifestazione di protesta alcuni Pixel veneti avevano anche indossato delle felpe con la scritta: Tornate ad usare la Pecetta nera; ma la comunità Pixel ha immediatamente preso le distanze da questa imbarazzante posizione xenofoba.
Un celebre precedente si era verificato qualche anno fa in Giappone. Lì, la mania di coprire le parti intime degli attori porno con quelle dei Pixel è consuetudine ormai nota, ma il 6 agosto del 2012 si verificò un incidente che scosse profondamente gli animi del popolo nipponico. Come è noto e confermato dalla scienza, la lunghezza degli organi sessuali maschili dei giapponesi è di gran lunga al di sotto della media mondiale; fortunatamente però, lo stesso vale anche per le parti riproduttive dei Pixel giapponesi, permettendo così la sovrapposizione delle immagini dei piccoli peni dei quadratini nipponici con quelli, altrettanto sottodimensionati, degli attori porno.
Il 6 agosto però, il pene pixellato montato nelle inquadrature cinematografiche del film hard Pompo Poko, del regista Rocko Miyakazi, non era quello sottosviluppato di un Pixel adulto, ma quello di un normodotato Pixel di 7 anni. Non valsero a nulla le scuse pubbliche di Miyakazi: “Scusatemi, ma si sa che i Pixel giapponesi sono tutti uguali, perdonatemi per l’increscioso errore”. Il regista fu costretto a fare Seppuku (in Occidente più noto col termine harakiri) dinanzi a tutta la nazione con un enorme fallo africano di metallo.
Fabio Bellacicco