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Dobermann uccide a morsi ladro in fuga, Forza Italia lo candida a sindaco di Milano

Dobermann uccide a morsi ladro in fuga, Forza Italia lo candida a sindaco di Milano - Lercio
(immagine: Andrea Canavesi)

Il suo ringhio è meno spaventoso di Sallusti, le sue idee più brillanti di quelle di Salvini, i suoi latrati più convincenti di Del Debbio e il suo tanfo più sopportabile di Buonanno: è questo l’impeccabile pedigree che sfoggia Benito, dobermann di 7 anni che il prossimo anno potrebbe diventare il nuovo sindaco di Milano.
Benito è diventato improvvisamente famoso dopo aver ucciso e sbranato a morsi Željko Ražnatović, un immigrato serbo che aveva scavalcato il muro di cinta della villa in cui abita il grosso cane, con l’intento di sottrarre furtivamente gli addobbi natalizi in giardino per poi riattraversare il confine su un’auto rubata e rivenderli al mercato nero di Novi Sad.

Quella tragica notte – racconta Manlio Ardito Beretta, proprietario dell’abitazione e padrone del cane – ho visto un’ombra fuori dalla finestra e non ho esitato nemmeno un secondo a scatenare la furia di Benito, facendolo uscire dall’ingresso sul retro. Benito per anni ha combattuto negli incontri clandestini tra cani, prima che mi fosse affidato in custodia dalla sua allenatrice, mia nipote Otomelara. Ma giuro, non pensavo che avrebbe ucciso quell’uomo, altrimenti di certo non l’avrei slegato perché ora rimango con il rammarico di non aver potuto fare nulla per evitare di non essere stato io ad ammazzare personalmente il ladro a fucilate“.
Sia come sia, il dobermann ha ottenuto la pronta candidatura di Forza Italia e l’appoggio delle altre forze del centrodestra, in particolare della Lega, che vede in questo coraggioso assassino (in molti non lo ritengono tale, visto che il morto era extracomunitario) la figura ideale per guidare il comune di Milano.

Intervistato in mattinata, Benito ha dichiarato: “Woof! Woof! Grrrrrr!“, mettendo d’accordo quasi tutti. Per Berlusconi si tratta del più bel discorso mai udito da un candidato di Forza Italia. Salvini concorda, pur non rinunciando a storcere il naso sull’eccessivo formalismo linguistico del cane, poco in sintonia con i più schietti grugniti di Calderoli. Sallusti ha fatto sapere dalla sua bara che è sempre pronto a fare un passo indietro e appoggiare un candidato autorevole che ha dimostrato, nei fatti, di essere in grado di sventrare le persone invece di limitarsi a succhiarne il sangue mentre dormono.
Unico neo, la ferma bocciatura del NCD di Alfano, che ha dichiarato: “Cai, cai, caii!!“, prima di scappare via e rintanarsi nella sua cuccia a casa di Matteo Renzi.

Gianni Zoccheddu

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