Capalle (FI) – Il 2016 continua a dimostrarsi un funereo anno segnato dalla perdita di grandi personalità che hanno accompagnato e spesso ispirato la nostra vita. Dopo la scomparsa di David Bowie e Prince, infatti, ci ha dolorosamente lasciati un’altra stella luminosa del firmamento artistico mondiale: la vena satirica di Roberto Benigni, definitivamente spirata ieri dopo anni di lenta e tormentata agonia, iniziata con Pinocchio, proseguita con l’esegesi dell’Inno di Mameli, peggiorata dalla lettura in Eurovisione del bugiardino del Peridon, e misericordiosamente terminata, infine, nella presentazione del nuovo libro-intervista di Bergoglio e nel triste balletto Riforma Costituzionale No/Riforma Costituzionale Sì (“Perché se hai la Costituzione più bella del mondo non vuoi che la Boschi ci metta le mani?“).
Il comico toscano lottava già da tempo con un brutto male alla propria coerenza: sviluppare altri monologhi caustici contro la morale imposta che l’hanno guidato a sparare battute sul segno della croce alla Bill Hicks e che negli anni ‘70-‘80-‘90 hanno portato migliaia di persone ad eccitarsi sessualmente con la sua foto con Berlinguer in braccio, alla stregua di un film di Emanuelle o di una copertina di Fausto Papetti, oppure arrendersi alla vittoria di un Premio Oscar e diventare capo comico-spirituale dello stesso spropositato numero di persone che paga monete sonanti per andarsi a vedere Checco Zalone al cinema? Purtroppo, come ben sappiamo, ha vinto la seconda opzione.
Il triste annuncio è stato dato da una solennemente inespressiva Nicoletta Braschi sul profilo facebook ufficiale de L’Osservatore Romano, a margine di un’intervista dal titolo Cristo avrebbe amato le battute sulle stigmate?.
Sono in molti a piangere, e non da oggi, la prematura scomparsa della verve mordace dell’amato toscanaccio. Ma noi continueremo a ricordare con rabbia e affetto gli oltre due minuti di sproloquio osceno di Mario Cioni in Berlinguer ti voglio bene, piuttosto che la lettura dei Dieci Comandamenti in perfetto stile da chierichetto.
Addio Roberto, a Dante spiacerà aver già scritto il suo capolavoro, perché ora l’inferno con il vero te e il Monni sarà ancora più divertente.
Chiorbaciov