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“La corrida dei cani” Torna l’antica tradizione spagnola

"La corrida dei cani" Torna l'antica tradizione spagnola - Lercio

Las Cagnas (Madrid) – Sospesa poco prima della rivoluzione spagnola del 1868 conosciuta come ‘La Settembrina’ (da cui prende il nome l’omonima società calcistica elpidiense), torna a deliziare le arene più prestigiose della penisola iberica la corrida de perros, ovvero la corrida dei cani, una delle più antiche tradizioni spagnole. Inizialmente praticata dai nobili, la corrida de perros aveva preso piede in brevissimo tempo mercé la maggiore facilità nel reperire i cani (rispetto ai classici tori infuriati): successivamente, su pressioni della lobby degli amanti della tauromachia, venne però messa in cattiva luce e infine abolita.

Oggi, la prima rievocazione della “corrida dei cani” si è tenuta nella Plaza de los Pelosottos, alla periferia di Madrid, rispettando esattamente le regole tradizionali – che poi sono le stesse della corrida che tutti conosciamo, leggermente riadattate. Il cane, se ha lottato con onore, avrà corpo trascinato fuori dall’arena molto lentamente, tra gli applausi della folla, e le sue feci raccolte con le nacchere da ballerine di Flamenco. Se sopravvive, su richiesta del pubblico potrà poi persino venir concessa la ‘grazia’, destinando il valoroso quattrozampe alla riproduzione nei canili.

L’inizio della nuova era della corrida de perros è stato affidato al torero Francisco Setter che si è distinto egregiamente misurandosi con Blondie (nella foto), un bassottino randagio prelevato da uno dei canili più lerci e violenti di tutta la penisola, Los Grinhillos.

Setter, munito della classica muleta rossa, ha attirato la bestiola dapprima con un osso di gomma e poi con dei gustosissimi croccantini per poi finirlo sferrandogli un unico colpo di picca sferrato che lo ha letteralmente diviso a metà. Nonostante le pressanti richieste del pubblico di concedere il giro d’onore (cosa che oggi accade sempre con più frequenza) il presidente onorario dei matador Don Dogo della Vega (autore del libro “Perché i tori non si curano del parcheggio riservato quando sfondano le macchine durante la corsa di Pamplona”) ha giudicato il combattimento non all’altezza e vista la scarsa durata dell’esibizione (2 minuti al netto di una serie da 5 pisciatine del quadrupede all’inizio) si è scusato con gli spettatori augurandosi per il futuro meno cuccioli di beagle e più pitbull capaci di resistere almeno a una dozzina di fendenti ben assestati.

 

Chiorbaciov e Vittorio Lattanzi

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