Il Medioriente si sa è una terra infuocata, resa arida dai conflitti interni ancor più che dalla cocente luce solare che abbaglia i suoi territori.
Ad alimentare le tensioni intestine contribuisce fra gli altri fattori anche la disoccupazione, in particolare quella giovanile che pure attualmente è ai minimi storici per mancanza di giovani.
Il settore più colpito è senza dubbio quello dei kamikaze, sopratutto da quando l’azienda più forte di questa filiera, la “Allahuakbar s.p.a” (se premi addio, ndr), ha cominciato a richiedere personale qualificato, quindi con esperienza, ancora prima dell’assunzione.
A nulla sono servite per ora le proteste dei sindacati, che richiedono di permettere lo svolgimento almeno di uno strage (STage Retribuito per Aspiranti Giovani Esplosivi), un periodo di prova per i giovani senza esperienza, ma con previsione di garanzie minime.
Le ultime fughe di notizie parlano a questo proposito di una possibile breccia che si sarebbe aperta, come d’altronde si è avvezzi in questo campo, tra le file degli imprenditori, i quali potrebbero accordare lo strage a fronte però di un pagamento in contronatura.
L’azienda intanto continua a sostenere le proprie motivazioni, come dimostrano le parole di Mister Minio, a.d. della “Allahuakbar”, che afferma: “Fare il Kamikaze oggi non può più essere un mestiere alla portata tutti, non è adeguato per gente alle prime armi e soprattutto è fondamentale che i nostri uomini siano persone piene di immaginazione e triperossido di triacetone”.
Samuele Fradella, Tommaso Versari