È il cielo la nuova rotta scelta dai trafficanti per portare oltre il confine chi, dall’Africa, vuole raggiungere il continente europeo. Sarebbero infatti miloni – se non miliardi – i granelli di sabbia africana arrivati clandestinamente nelle città costiere italiane negli ultimi giorni, creando non pochi disagi: finestre sporche, bruciore agli occhi, Trump presidente degli USA e un nuovo album di Ligabue. Accompagnati da cumuli di vapore acqueo e approfittando del forte libeccio degli ultimi giorni, miliardi di granelli di sabbia, provenienti presumibilmente dal Mali e dal Sudan, hanno attraversato il Mediterraneo assaltando i vetri delle nostre case e i parabrezza delle nostre auto. La preoccupazione è alle stelle, tanto più che la polizia non riesce ad arrestare i passeur che, una volta scaricati i loro passeggeri, pare quasi si volatilizzino nel nulla, motivo che fa temere che questa nuova ondata migratoria sarà molto difficile da arrestare.
Intervistata ai nostri microfoni, la signora Renza Coe, casalinga a tempo pieno da quando la sabbia africana ha rubato il suo lavoro di imbrattatrice di automobili, ci racconta la sua disavventura dopo aver precisato, per evitare facili accuse: “non sono razzista, ma tutto ciò che viene dall’Africa mi fa schifo”. Il racconto della Coe è sconvolgente: “Mi ero appena recata al supermercato a comprare un chilo di arance tunisine che stanno in offerta solo fino a domani, quando, improvvisamente, vedo comparire nel cielo dei grossi nuvoloni color Africa subsahariana. Non lasciavano presagire nulla di buono! In quel momento mi è tornato in mente di aver aperto le finestre prima di uscire di casa, per cui sono corsa subito indietro a chiuderle. Quando sono arrivata però era già troppo tardi: la sabbia africana, trasportata dalla pioggia, era già entrata dentro le stanze alla ricerca oggetti di valore da rubare: pensate che era già arrivata sopra il comodino dove mantengo i miei gioielli. Se non l’avessi immediatamente spazzata via con la scopa, mi avrebbe certamente svaligiato la casa!”.
Il signor Dino Truffal, marito della Coe, rincara la dose: “Stavo lavorando al mio autolavaggio, quando ho ricevuto la telefonata allarmata di mia moglie. Chi poteva immaginare questa spiacevole sorpresa? Non si può più stare tranquilli! Pensate che quest’estate, dopo una giornata passata al mare, mia figlia ha preso un grossissimo spavento quando si è resa conto che un po’ di sabbia era riuscita a intrufolarsi furtivamente dentro le sue mutande, tentando di violentarla. Dal colore della sabbia posso dire con certezza che avesse la stessa identica provenienza di quella che ha rubato il lavoro a mia moglie e oggi ha tentato di svaligiare la nostra casa! Io non ci credo che questi granelli scappino dalla guerra, e poi mica possiamo accogliere tutta la sabbia dell’Africa. A me inoltre piacciono gli scogli.”
Intanto alcuni Paesi confinanti con l’Italia hanno già adottato delle contromisure in vista del possibile tentativo della sabbia di abbandonare il territorio italiano: l’Austria ha avviato la costruzione di una cupola di vetro che la ingloberà completamente proteggendola da questa nuova pericolosa invasione; la Svizzera ha creato un corpo di polizia aerospaziale che sorveglierà il confine armato di grossi aspirapolvere, mentre il governo italiano prende tempo in vista del referendum del 4 dicembre e affida la sua posizione alle parole della ministra Maria Elena Boschi: “Siamo abbastanza certi che questa sia una punizione divina dovuta al cospicuo vantaggio del NO nei sondaggi, ma c’è ancora del tempo per recuperare. Possiamo comunque promettere agli elettori che, esattamente come specificato nel settantaduesimo paragrafo dell’articolo 70, se vincerà il SI al referendum, l’Africa non esisterà più già a partire dal 5 dicembre”.
Marco Piras