Moles (TO) – Si chiama Manolo Chiamagatti l’alpino 49enne che la scorsa settimana si è sottoposto al trapianto di un terzo braccio, completo di mano, per poter palpare più culi. La sua storia ha avuto forte eco a causa dei recenti avvenimenti accaduti durante la 93a adunata nazionale dell’Associazione Nazionale degli Alpini.
Chiamagatti, goriziano di nascita, è inquadrato come sergente maggiore nel 27° Reggimento tastatori e bagnatori di magliette “Monte Manomorta”, della brigata alpina “Valmaniaco”. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare l’incredibile storia che lo ha portato a questa drastica decisione.
Sergente Chiamagatti quando ha deciso che voleva e doveva fare di più per la sua patria?
“Oltre 30 anni fa, appena maggiorenne, ho avuto l’onore di essere arruolato tra le file degli alpini , un corpo che in 150 anni di storia si è distinto per le innumerevoli imprese militari e di soccorso civile. Eppure, col passare del tempo, sentivo di non essere all’altezza del mio compito e del prestigio del fregio che porto. Durante i trasferimenti in treno non riuscivo a fischiare le ragazze con la stessa forza dei miei commilitoni, e spesso stonavo durante l’esecuzione dell’inno del nostro corpo: ‘Ollellè, ollallà, faccela vedè, faccela toccà‘. Ma è stato nel 2018, l’episodio che mi ha fatto capire che non stavo facendo abbastanza per salvare la Repubblica Italiana”.
Ce lo può raccontare?
“Era la missione più importante della mia vita: l’adunanza nazionale degli Alpini del 2018. Io ero inquadrato nel reparto giuria di Miss Alpina bagnata e il giorno prima del concorso stavamo marciando per le vie di Trento in ricognizione figa. Improvvisamente avvistammo un raggruppamento di studentesse che presidiavano Piazza Università. I miei compagni si sono lanciati verso le gnocche con sprezzo del pericolo e ardore patriottico, e io con loro”.
Poi cos’è successo?
“Nel mezzo di quella battaglia campale ho visto mani volare dappertutto: sui culi, sui seni, sulle cosce, sulle spalle. I fischi e gli apprezzamenti pesanti quasi mi assordavano. Fu una giornata trionfale, ma quando rientrammo alla base per fare rapporto sul nostro successo mi accorsi di aver molestato solo sette ragazze, rispetto alle decine e decine dei miei commilitoni. Lì è scattata la molla: dovevo trovare il modo di essere più viscido, più rozzo, più maschilista, dovevo farlo per l’Italia. Avevo bisogno di un braccio in più, per poter molestare più donne.”
Cosa ne pensa oggi di questa sua scelta? Si sente di poter dare un consiglio ai giovani?
“Dopo quasi un tre anni in lista d’attesa finalmente è arrivato Il donatore: uno studente alberghiero di 18 anni, morto durante un progetto di alternanza scuola-lavoro, cadendo da un ponteggio mentre portava un sacco di cemento da 25 chili . Da una settimana il mio terzo braccio funziona perfettamente. Ieri sono entrato in una boutique e sono riuscito a palpare 3 culi contemporaneamente. Non potete immaginare la mia gioia! Ai giovani che vogliono diventare alpini dico: non smettete di sognare, il mondo è pieno di troie da molestare.”
Gianni Zoccheddu