MILANO – Dopo l’articolo in cui difendeva la permanenza della statua di Indro Montanelli nei suoi giardini, Beppe Severgnini torna a far parlare di sé con un nuovo intervento in cui puntualizza che anche la fine del mondo, prevista dai Maya, va contestualizzata.
“Giù le mani dalle sentenze dei Maya.” – precisa nell’incipit – “Arriva nuovamente la fine del Mondo. Ma credere che sia realmente la fine del mondo, come affermano alcuni esperti, non è soltanto sbagliato. Sarebbe assurdo e controproducente”.
Il riferimento alla profezia è ben noto. Da alcuni giorni, infatti, è tornata d’attualità una teoria che suggerisce che la data della presunta fine del mondo sarebbe frutto di un errore di interpretazione del calendario. Secondo il ricalcolo, la data prevista per l’Apocalisse sarebbe fissata al 21 giugno di quest’anno, soprattutto dopo i festeggiamenti dell’altra sera a Napoli.
“Il popolo Maya non merita un giudizio del genere. L’accusa di farci stare sulle spine è vecchia come la morte. Per valutarla, occorre conoscere il contesto. Nel loro Paese, i Maya organizzavano spesso Apocalissi che mettevano fine all’umanità intera, era il loro costume. Sì, se finisce l’umanità ci andiamo di mezzo tutti, ma questo non deve farci preoccupare inutilmente”.
Secondo Severgnini decontestualizzare ciò che dicono i Maya sarebbe assurdo e offensivo. “Molti ricercatori penseranno che la fine del mondo sia davvero la fine del mondo. Andrebbe compreso, invece, che si tratta comunque di un evento da inserire in un diverso contesto storico-culturale”. Secondo il vicedirettore del Corriere non ci sarebbe quindi da preoccuparsi, e neanche bisogno di scongiurarla: la fine del mondo deve essere lasciata in pace.
Appare tuttavia estremo l’atto vandalico avvenuto qualche giorno fa, in cui giovani dei centri sociali hanno imbrattato i manoscritti Maya per annullare la fatidica data. Perorando questa causa non si considera tutto ciò che di buono possa esserci nell’Apocalisse. Se pensiamo all’anno corrente, la profezia Maya sembra davvero uno spritz in piazza Bellini (o un editoriale di Severgnini).
Mattia F. Pappalardo