BERLINO – In tempi di crisi può capitare di inventarsi un mestiere. È quello che è accaduto a Bruno Fangenkätzchen, trentadueenne in cassa integrazione da quando ha scoperto che farsi la figlia sedicenne del capo non era uno dei compiti previsti dalla sua carriera da saldatore. “Non voglio ripensare ai motivi che mi hanno portato a creare questa nuova azienda, a parte quel culo sodo, ma posso parlare dei benefici che la mia nuova attività sta dando a chi ne ha bisogno”.
Fangenkätzchen ha infatti trovato un modo per impiegare i centoventi gatti che sua nonna, Artura Vibrisse, collezionava dal lontano ’46. “La mia nonnina ha sempre avuto questo amore viscerale per i gatti. Certe volte l’abbiamo trovata che si faceva la toeletta con loro, in soggiorno. Quando arriva qualcuno a casa che non conosce inizia a graffiarlo e quando ha fame sbatte rumorosamente la testa contro i muri, scortandoci verso la sua ciotola del cibo. Io ho solo trovato il modo giusto di utilizzare tutti i gattini che continuamente nascono nelle varie figliate”.
Il metodo è semplice: l’intraprendente Bruno ha istituito un numero verde al quale chiunque abbia conoscenti o parenti depressi, per una delusione d’amore, o perché di ritorno da un’operazione, o perché la propria squadra ne ha presi otto dal Bayern, o solo perché vivono in Italia, può chiamare. “Io arrivo, gli butto addosso un cartone di gattini e li lascio giocare con loro mezza giornata. Non vi dico quante facce felici ho visto in sole due settimane di lavoro. Ora ho prenotazioni fino al 2020!”
Ma ci sono anche dei rischi in questo mestiere: “In effetti, un giorno ho dovuto portare una ventina di gattini al ristorante cinese all’angolo” ammette Bruno. “Non li ho più visti. Ma il giorno dopo, sul menù, avevano un’anatra all’arancia che era una squisitezza”.
Davide Paolino