Little Rock (USA) – Tutti ormai sanno che il santo più immarcescibile (o indecomponibile) del pianeta annuncia i suoi interventi risolutori diffondendo nell’ambiente un inebriante profumo di rose e ciclamini (essenza riprodotta dopo anni di tentativi nei Laboratoires Lancome) mentre è solo di ieri l’annuncio dei ricercatori della St. John Round University di aver creato in laboratorio un fiore speciale: una rosa che odora di Padre Pio.
L’aspetto è piuttosto modesto, simile a quello di una comune rosa damascena, salvo per l’insolito color grigio cappuccino; il gambo non è particolarmente slanciato e le spine sono così acuminate da lasciare profonde ferite sul palmo delle mani. Ma è il profumo ad essere assolutamente unico: un misto di peperoni arrostiti con decise note di sandalo (numero 41), fenolo, sangue secco, bollito di cavolfiori, tintura di iodio e Aglianico.
I suoi creatori, che l’hanno battezzata Ardita Forgioniensis, hanno ricavato il particolarissimo bouquet da reliquie fornite dalla committenza: un misterioso gruppo con sede in un paradiso fiscale che aveva ordinato una pianta da fiore per uffici che sprigionasse aroma di truffa e di imbroglio, capace di attirare i polli come il miele con le api o gli uomini sposati con le puttane (o viceversa), ma che poi ha ritenuto il risultato non adeguato agli standard richiesti, probabilmente ignorando la storia del nostro bisbetico Sean Connery campano ma trasferitosi in Puglia.
La particolarità che più colpisce del nuovo fiore è proprio la varietà del petalo, con ulcerazioni perfettamente allineate al centro foglia, noto in botanica come foro fenico, ottenuto attraverso un lungo (e non particolarmente piacevole per le piante) processo farmaceutico, motivo per cui i ciclamini, meno adatti geneticamente e più fragili, non sono stati ancora messi a punto.
Abbiamo intervistato l’equipe che ha realizzato l’odoroso fiore elaborando tutti i dati olfattivi delle più grandi truffe degli ultimi 100 anni (dallo schema Ponzi fino al caso Volkswagen, passando per Lehman Brothers e L’Italia cambia verso) ed ha isolato allo scopo quelli più aromaterapici. Assicura il Dr. Augustin Twins, responsabile del laboratorio: “I nostri studi sono meticolosi; abbiamo prelevato i campioni direttamente in loco, proprio per fornire il massimo del risultato ai clienti, poi svanito, solo perché il loro olfatto non era all’altezza di cotanta perfezione. Abbiamo già avuto il nostro bel daffare ad eliminare tioli, solfuro di idrogeno e indolo, la cui presenza ci è stata poi chiarita da approfondite ricerche sulla vita, le frequentazioni e le opere del popolare frate. Semplicemente non si poteva ottenere una fragranza di truffa migliore, se profumasse non sarebbe perfetta, perché, come dite voi in Italia, la truffa ha ‘da puzzà!“
Nasce spontaneo chiedersi se l’insolito odore potrà penalizzare la diffusione dell’Ardita Forgionensis. Il rappresentante della committenza, Padre Peter Elkin, pensa di no: “Se pur ci tocca puntare quasi esclusivamente sul mercato italiano, il senso dell’olfatto si riduce con l’età e le massaie hanno l’odorato compromesso da decenni di pessima cucina tradizionale, accudimento di bambini e animali domestici e uso scriteriato di candeggina. Per non dire di quanto poco siano schizzinose le persone che frequentano la chiesa. No, il nostro target resterà intatto, anzi i sentori di vino e peperoni accentueranno l’idea di santità popolare che oggi conosce una nuova fortuna”.
Riguardo eventuali problemi per la commercializzazione padre Elkin non ha dubbi: “Direi di no. I ricercatori avevano qualche perplessità sul fatto che, appena si tenta di spostarla, la pianta sembra ammalarsi e presentare deformi ulcerazioni sui petali, ma il problema è di facilissima soluzione: basta rinvasare la rosa in un contenitore d’oro e puntarci una telecamera fissa mentre per la pacciamatura vanno benissimo anche pietre e gioielli e nel giro di pochi giorni la pianta starà benissimo, e tornerà a sfoggiare i suoi unici petali bucati. Un vero miracolo, non trova? Un solo accorgimento, tenetela riparata verso mezzanotte”
Rosaria Libera Greco e Vittorio Lattanzi