Australia (Sha-la-la-la sha-la-la-la) – “Questa è la fine, bellissima amica, questa è la fine, mia unica amica, la fine”
“Primo ministro Morrison, ci sta forse dicendo che non ci sono più speranze?”
“Uh, cosa. Ah, no, stavo solo cantando una canzone di mio zio Jim. No, no, va tutto benissimo, a parte qualche ornitorinco strinato, qualche echidna bruciacchiato, qualche wombat avvampato e qualche altro animaletto assurdo che abbiamo solo noi arrostito. Voglio comunque rassicurare che il carbone è al sicuro”.
Non sembra scomporsi più di tanto il primo ministro australiano Scott Morrison di fronte a centinaia di giornalisti che lo incalzano, nonostante i roghi che da mesi stanno devastando la nazione e hanno provocato la morte di quasi 30 persone e di milioni e milioni di animali. Accusato di essere appoggiato dalla lobby dei combustibili fossili al punto di esibire un pezzo di carbone in parlamento, Morrison, da sempre negazionista convinto dei cambiamenti climatici, ci spiega così i tre anni di siccità e le temperature record che hanno favorito gli incendi: “La colpa è dei koala”.
“I koala, primo ministro?”
“Certo, non fanno altro che mangiare eucalipto, da sempre fonte di freschezza, per cui hanno causato il caldo che ha comportato qualche fastidio a un paio di boschetti”.
“Boschetti? Sono bruciati milioni di ettari e non è ancora finita!”
“Non siate così catastrofici. Comunque ho già incaricato i miei cecchini di far fuori 10.000 koala per evitare il ripetersi di questi inconvenienti. Certo, se si usasse più carbone questo non sarebbe successo visto che un suo utilizzo più vasto permetterebbe il formarsi di un’enorme nuvola nera nel cielo che ci avrebbe riparati dai raggi del sole”.
Il primo ministro ha anche annunciato lo stanziamento di altri due miliardi di dollari per una nuova campagna capillare che spieghi quanto siano esagerati gli allarmismi legati ai famigerati cambiamenti climatici e al millantato riscaldamento globale: “Evidentemente qualcosa nel lavoro di propaganda svolto fin qui dalla mia amministrazione non ha funzionato a pieno se c’è ancora chi si ostina a dire che da qualche tempo in Australia sta succedendo qualcosa di poco piacevole e che perdipiù sarebbe conseguenza dell’attività umana. È ora di finirla con le fake news che vogliono colpevolizzare l’uomo, quando lo sanno tutti chi ha appiccato questo incendi: i canguri”.
“I canguri, primo ministro?”
“Certo, non fanno altro che saltare di qua e di là su legnetti e sterpaglie e con l’attrito dei loro zamponi sul terreno finiscono inevitabilmente per far scoccare scintille che potrebbero originare in giro un qualche fuocherello”.
“Fuocherello? Sono state misurate fiamme alte 70 metri!”
“Con cosa le hanno misurate, col righello di scuola di Greta? Comunque ho già incaricato i miei cecchini di far fuori 10.000 canguri, tranne uno che è stato avvistato mentre prendeva a pugni un turista solo perché stava gettando un mozzicone su un mucchio di foglie secche”.
“Ma è scandaloso!”
“Vero? È quello che ho detto anch’io, non si tocca la cosa più sacra che abbiamo in questo paese: i turisti. Dopo il carbone ovviamente. Ma vi immaginate se si spargesse la voce che gli animali prendono a pugni i visitatori. No, no, quel canguro deve marcire in galera!”.
Prima che il premier si congedi invitando tutti gli australiani a portare le loro famiglie a passeggio per i boschi rimasti a respirare l’aria buona, senza scordare, per pura precauzione, una mascherina e una buona pomata contro le bruciature, c’è ancora il tempo per un’ultima domanda: “Primo ministro, ma è vero che ha già incaricato i suoi cecchini di far fuori 10.000 cammelli perché bevono troppa acqua?”
“Lo nego categoricamente!”
“Ah, meno male…”
“Erano dromedari”.
Augusto Rasori