Ovunque (Italia) – “È qualcosa di incredibile. Sono arrivato in ufficio alle 11 come ogni giorno, dopo aver timbrato il cartellino alle 8 grazie a quel fesso che si presenta in orario, e non vi dico lo sgomento quando ho scoperto che il mio pc personale aveva tutti i sistemi aggiornati, persino l’antivirus, oltre che giochi e siti social bloccati. Un sopruso bello e buono. Chi si permette di dirmi che devo lavorare in orario di lavoro?“, sono le esatte parole estrapolate da un discorso molto più ampio di Sconosciuto Impiegato, dipendente delle Poste che vuole rimanere anonimo. Il virus che ha permesso tutto ciò si chiama “WannaWork” e si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta Italia. Il suo compito è ottimizzare le procedure informatiche, eliminare i bug e semplificare i processi rendendo, di fatto, paurosamente produttivo il lavoro di milioni di impiegati.
A testimonianza dell’accaduto si rilevano, già dalle prime ore, significativi cali di affluenza alle aree ristoro e ai bar situati all’interno e all’esterno dei luoghi di lavoro come spiega Oreste Loste, il titolare del “Rifugiato Pubblico“, luogo di ritrovo dei dipendenti dell’Inps di Porto Santa Maradona: “Ho perso minimo minimo un centinaio di colazioni. Ma vi rendete conto? Questi sono costretti a lavorare, non possono uscire e chi ci va a perdere sono io? E’ il solito attacco dei poteri forti contro i poveri commercianti. Tra poco inizia l’aperitivo e non c’è nessuno. Sarò costretto a riproporre le stesse tartine rinsecchite fino a quando l’emergenza finirà. Spero per settimana prossima sennò sarà un peccato buttarle. Vabbè, al massimo le uso come cemento per costruirmi la casa al mare“.
La prima denuncia dell’attacco è arrivata in mattinata da una operatrice di sportello costretta a ridurre di un fattore 100 le pause caffè normalmente fruite durante l’orario di lavoro, perché costretta a lavorare in modalità continuativa ed efficiente, la signora in questione è stata poi ricoverata per aver avuto effettivamente a che fare con gli utenti, con grave danno per la sua psiche.
“La situazione è complessa ma stiamo operando al meglio per risolvere il problema“, spiega Salvo Ellittico, membro della Polizia Postale, “gli hacker russi hanno richiesto un pagamento in bitcoin per riportare tutti i pc all’inefficienza iniziale ma nessuno di noi aveva un conto aperto. Quindi stiamo cercando di eludere il problema proponendo un pagamento in natura: per ora abbiamo raccolto tre casse di pomodori, due chili di conserva di castagno e qualche tonnellata di salsiccie nostrane. Gli hacker sembrano interessati: la trattativa si farà“.
Ma nell’emergenza c’è anche chi ha scoperto un nuovo modo per passare il tempo, che non prevede ovviamente il lavoro, ce lo spiega un altro dipendente delle Poste, Riro Cigione: “In effetti è molto più divertente giocare a “scopa” dal vivo con gli altri colleghi che contro ad un pc che fa sempre le stesse mosse. Questo ci dà la possibilità di fare dei tornei consentendoci di mettere in palio ai vincitori una coppa, la tredicesima di Carlini dell’ufficio sinistri che sta sul cazzo a tutti, la possibilità di provare la poltrona di pelle umana del mega-direttore, e un viaggio tutto spesato a Guantanamo, che dicono sia bella in questa stagione. E tutto questo grazie agli hacker russi. Viva Putin. Lo voterei sicuramente alle prossime elezioni“, conclude soddisfatto.
Pierpaolo Moio & Davide Paolino