L’AQUILA – “È stata una tortura!”. Con queste parole l’avvocato di Matteo Messina Denaro ha denunciato il trattamento che ha subito il suo assistito. Il boss di Cosa Nostra, infatti, è detenuto nella casa circondariale dell’Aquila in regime di carcere duro e sta dunque subendo i provvedimenti previsti dal 41-bis, come l’isolamento dagli altri detenuti, l’ora d’aria limitata, il divieto di trombare con le sue numerose amanti. A queste condizioni già estreme se ne è aggiunta un’altra: la visione forzata del film “Missione Giungla” dei Me contro Te. L’idea è venuta al direttore del carcere che, costretto ad accompagnare i figli al cinema per l’ultima avventura di Luì e Sofi, durante la proiezione ha provato a togliersi la vita infilando la testa nel cestino dei popcorn.
Così ha dato disposizione di preparare una sorta di “Cura Ludovico” per Messina Denaro, convinto che la visione di “Missione Giungla” lo avrebbe piegato al punto tale da spingerlo al pentimento. A tenere aperti gli occhi di Messina Denaro, in assenza dei ferma-palpebre a causa dei tagli alla giustizia, sono stati due agenti di Polizia Penitenziaria. E sono proprio loro a raccontarci quei momenti di sofferenza del padrino:
“All’inizio era spavaldo, ci ha detto che con tutte le cose che aveva visto nella vita non sarebbe stato certo un film per bambini a spaventarlo. Ma pochi minuti dopo l’inizio del film ha cominciato ad agitarsi. Dopo 10 minuti ha iniziato a insultare Luì e Sofi in dialetto trapanese; alla protagonista femminile, in particolare, urlava in continuazione ”A lingua, t’avissi abbruciàri!’.
Dopo mezz’ora di film ha dato l’ordine di far uccidere gli sceneggiatori, ordine che peraltro abbiamo fatto uscire dal carcere perché ci ha trovato pienamente d’accordo. Dopo un’ora, però, ha cominciato a cedere: è scoppiato in un pianto dirotto e ci ha implorato di togliere il film giurando che si sarebbe pentito e che avrebbe fatto i nomi di tutti i personaggi coinvolti nella trattativa Stato-Mafia. Stavamo chiamando il magistrato per dargli la notizia quando quel cazzo di film è finito! 73 minuti appena. Abbiamo anche pensato di rimetterlo dall’inizio, ma solo all’idea il mio collega ha cominciato ad avere degli attacchi epilettici, quindi abbiamo rinunciato, ma ci riproveremo nei prossimi giorni”.
Matteo Messina Denaro, intanto, ha fatto sapere tramite il suo avvocato che spera che il cancro lo uccida prima della prossima proiezione.
Eddie Settembrini