BOLOGNA – Con una recente sentenza i giudici della Corte di cassazione hanno condannato il 34enne turco Akan Ishun Efes al risarcimento di 4gr di Pakistano, 2 Camel Light, 20 centimetri di Rolls Blue e 1430 euro di danni morali per aver venduto del “puzzone” alla studentessa 18enne Tania Mauri. La giovane, con la sua coraggiosa denuncia, ha rotto il muro di omertà che esiste da sempre tra i consumatori di hashish truffati.
La corte ha ritenuto che la sostanza di cui è composto il puzzone (anche noto come sabbione, plasticone, gommone) è tanto dannosa per la salute quanto per la reputazione. Infatti la Mauri a causa del trauma riportato non ha più toccato cannabinoidi, riscontrando inappetenza e frequenti stati d’irascibilità. Inoltre da quella brutta esperienza le è rimasto l’indelicato nomignolo affibbiatole dai suoi compagni di scuola: “Bridgestone”, per l’odore di auto di Formula 1 in fiamme che emanava la sua “storia” quando scaldata. Per questo la corte ha sanzionato in maniera esemplare la truffa dell’anatolico pusher.
La Dtt.ssa Milla Sensi, docente in Sgami della Comunicazione, ha spiegato con pochi e semplici consigli come difendersi dal puzzone: “Cercate di instaurare un rapporto di fiducia con il pusher, con quelli da parco potete usare qualche simpatico soprannome tipo capo, bomber, presidente. Quando c’è la secca, evitate di frequentare pusher occasionali o comunque mai più di un deca, specie se sono muniti di cane; se in giro non si trova hashish perché mai un punkabbestia dovrebbe averne in esubero? Durante i grandi eventi (concerti, raduni internazionali, match di cartello) è meglio portarne un po’ da casa, magari mettendolo a sandwich tra due monetine. Colore, peso specifico e forma sono identici, ma se ormai l’acquisto è avvenuto, non cercate assolutamente di piazzarlo ad altri tentando di limitare i danni, peggiorerete soltanto la situazione”.
Vittorio Lattanzi