Roma – Una foltissima schiera di individui d’ogni età, ceto, razza e orientamento sessuale ha sfilato ieri lungo le strade della capitale reclamando maggiori diritti. Una folla vasta e disomogenea, composta da persone con in comune la sola condizione di “amici che trombano a chiamata”, ha levato alto il proprio canto, chiedendo un riconoscimento a livello giuridico.
“Siamo qui per rivendicare la nostra importanza nella società moderna – ha spiegato Yasmin Mercilon, rappresentante dell’associazione Dammi giusto il tempo di deodorarmi le ascelle, che più di ogni altra ha spinto per la richiesta di una condizione migliorativa dello status sociale del trombamico. “Viviamo in un’epoca in cui l’amore ha deluso praticamente tutti – ha continuato Mercilon – ma noi siamo andati oltre il semplice status di amanti che pretendono indietro affetto. A noi basta scopare, proprio come alla controparte. Vogliamo, perciò, che ci venga riconosciuto il fondamentale ruolo sociale che svolgiamo. Noi salviamo famiglie, restauriamo un briciolo di dignità per i cuori affranti e non rompiamo i coglioni per i regali di Natale. Non abbiamo nemmeno un anniversario da ricordare, siamo corpi al servizio di un volere più grande. Tipo Madre Teresa, ma in modo diverso”.
Momenti di tensione solo in Piazza Navona, dove alcuni trombamici gay hanno risposto a ingiurie dei contromanifestanti nazi-cattolici sequestrando delle radio ai muratori presenti ed iniziando a ballare alcuni brani dei Village People.
Essere riconosciuti in un Paese che prende seriamente Salvini non è affatto semplice, ma da qui a dire che la manifestazione sia stata inutile ce ne corre parecchio: “Almeno abbiamo fatto sapere della nostra esistenza anche ai retrivi bigotti che continuano a sostenere che sia possibile provare attrazione per una e una sola persona, sempre e solo soltanto la stessa, per tutta la durata della propria vita”.
Chiorbaciov