CITTA’ DEL VATICANO – “Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”: parole grosse pronunciate da un uomo importante, che però in tempi di coronavirus fanno discutere. Questa frase, infatti, è forse destinata a sparire dalla liturgia della messa cattolica a partire dal 18 maggio. Come tanti ricorderanno, il riferimento al sangue avviene durante l’eucaristia, nel passaggio dedicato al ricordo dell’Ultima cena, momento chiave per tutta la cristianità e le superstizioni sull’essere in 13 a tavola. Ora, però, al sangue potrebbe sostituirsi il plasma, come ci spiega in questa intervista esclusiva il noto teologo Monsignor Pamelo Traveggole.
Il noto teologo Monsignor Pamelo Traveggole mi accoglie nel suo appartamento al centro della Città del Vaticano, una città-stato al centro di Roma, in Italia, che è il cuore della Chiesa cattolica romana e che conta 825 abitanti. Egli è uno di essi.
L: Monsignor Traveggole, perché questo cambiamento di cui si vocifera da giorni e che sta già sollevando un vespaio di polemiche che oserei definire “grandicello”? [faccio il segno delle virgolette con le dita e questo mi dà un certo tono, di blu per l’esattezza]
PT: La transustanziazione è la trasformazione del pane in corpo di Cristo e del vino in sangue, questo è un dato di fatto.
Il miracolo avviene quando il sacerdote pronuncia la frase “Hoc est enim corpus meum”, di preciso quando dice la e di “est”. Abbiamo pensato che potremmo trasformare il vino in plasma iperimmune, invece che in semplice sangue. Sarebbe più utile, di questi tempi.
L: Epperò si tratta di un cambiamento di pelle a cui forse il suo pubblico non è ancora pronto.
PT: La Chiesa non è un monolite immutabile e così la Messa. Lo dimostrano le riforme liturgiche del rito latino che si sono succedute nei vari secoli, avviate dal Concilio Vaticano II il 4 dicembre 1963 e portate a termine inizialmente da Papa Paolo VI il 25 gennaio 1964 e successivamente, in misura minore, da papa Giovanni Paolo II, che nel 2002 aggiornò il Messale romano, promulgato nel 1969.
L: Questa è la classica risposta evasiva. La uso sempre anche io.
PT: Siamo certi che il plasma di Cristo, versato per tutti noi, porterà nuova benedizione imperitura su tutti quelli che lo invocano con fede.
L: Già.
PT: Infatti.
PT: Mi scusi ma… siamo in silenzio da venticinque minuti, non mi fa altre domande?
L: Poffarre! Mi perdoni!, è che stavo pensando a un mio fatto personale da cui faccio sempre fatica a distogliermi. Quindi mi stava dicendo che lei sa trasformare il vino in plasma iperattivo…
PT: … iperimmune, plasma iperimmune
L: … adesso lei è anche medico oltre che Monsignore??
PT: no, no, ma… non si scaldi così…
L: benissimo, adesso lei è anche termometro!
PT: senta, quello che dice non ha senso, per quale giornale ha detto che scrive? … Perché mi guarda così??
[avevo iniziato a guardare il Monsignore con occhi esoftalmici, facendo protrudere i bulbi oculari quattro centimetri fuori dalle orbite, un vecchio trucco che mi hanno insegnato sotto le armi per innervosire l’interlocutore e far abbronzare bene il nervo ottico]
L: E questo “Cristo” di cui parla, ha avuto la malattia chiamata Covid? Il suo plasma sarebbe adatto?
PT: Beh… veramente… le Sacre Scritture parlano di “sangue salvifico” e quindi anche il plasma di Cristo ha certamente proprietà taumaturgiche, quello è il punto.
L: E se io ora le prendessi il naso?
PT: Cosa?
L: Ci torneremo dopo. Ma la trasformazione in plasma, avverrebbe trasformando prima il vino in sangue indi il sangue in plasma, o direttamente il vino in plasma? Capisce che un percorso a due “step” [virgolette con le dita in aria] allungherebbe palpabilmente i tempi della funzione.
PT: Ma no, ma che allungare i tempi! E poi, è una cosa che diciamo tanto per dire, suvvia! Mica lo trasformiamo davvero! Ops! Cosa mi ha fatto scappare!
L: Ah-ah! La verità viene a galla, caro il mio turlupinatore!
PT: Basta, questa intervista è finita. Vada via.
L: Mi tolga un’ultima curiosità: mi dice che cos’ha al collo? Quel ciondolo ha attirato la mia attenzione sin dal primo istante.
PT: Ciondolo? Ma per l’amor di Dio… è un crocefisso, è nostro Signore in croce!
L: Ne ho visti simili in alcuni mercati boliviani. Posso toccarlo?
PT: Si allontani immediatamente da me.
[Due corpulente guardie svizzere mi trascinano via di peso]
Stefano Pisani